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    La Cina ha costruito illegalmente basi militari su isole artificiali, e queste foto lo dimostrano

    Credit: Inquire.net / 2017

    La Cina ha rapidamente creato sette nuovi isolotti nel Mar Cinese Meridionale. Doveva usarli per scopi civili, ma in realtà sta mettendo a dura prova equilibri geopolitici già precari

    Di Marta Perroni
    Pubblicato il 12 Feb. 2018 alle 18:19 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:56

    La Cina, da anni, sta costruendo isole artificiali, conosciute come Nansha, in un arcipelago conteso con Taiwan, Malesia, Filippine e Vietnam nel Mar Cinese Meridionale.

    Le installazioni per la costruzione delle isole Nansha rappresentano il punto d’appoggio della Cina nelle isole Spratly, un arcipelago e raggruppamento di barriere coralline situato nel Mar Cinese Meridionale a più di 500 miglia dalla terraferma.

    Ora alcune di queste isole artificiali sono state invece trasformate in veri e propri avamposti militari.

    La Cina ha completato le operazioni per creare le sue sette nuove isole negli Spratlys entro l’inizio del 2016, e ha concluso tali operazioni per espandere anche gli isolotti nei Paracels entro la metà del 2017.

    Ma sembra che Pechino sia tuttora impegnata nella fase successiva, ovvero la costruzione di basi aeree e navali pienamente funzionanti sugli avamposti più grandi.

    A giugno 2016 il portavoce del ministero degli Esteri Lu Kang, aveva infatti annunciato la fine della legittima costruzione di sette nuove isole sostenendo che “le attività di costruzione sulle isole Nansha e sulle barriere coralline rientrano nella sfera di sovranità della Cina, e sono lecite, ragionevoli e giustificate.

    Non pregiudicano la libertà di navigazione e di sorvolo di cui godono tutti i paesi in conformità con il diritto internazionale nel Mar Cinese Meridionale, né hanno causato o provocheranno danni al sistema ecologico marino e all’ambiente nel Mar Cinese Meridionale”.

    Attraverso lo stesso comunicato il portavoce cinese aveva dichiarato che “oltre alla necessaria difesa militare, lo scopo principale delle attività di costruzione della Cina è quello di soddisfare varie richieste civili e di adempiere agli obblighi e alle responsabilità internazionali della Cina in settori come la ricerca e il soccorso marittimo, la prevenzione e la mitigazione delle calamità, la ricerca scientifica marina, l’osservazione meteorologica, la conservazione dell’ambiente ecologico. La Cina è impegnata nella via dello sviluppo pacifico”.

    Le navi cinesi negli anni hanno scavato e prelevato i sedimenti dal fondo del mare per poi trasferirli in cima a scogliere affioranti.

    Credit: DigitalGlobe, tramite CSIS Asia Maritime Transparency Initiative

    Di fatto, grazie a queste nuove isole la Cina ha la possibilità di sfruttare una parte del mare che finora era rimasto fuori dalla sua portata. 

    Ma, anche se ci sono significative attività di pesca e possibili grandi riserve di petrolio e gas nel Mar Cinese Meridionale, gli sforzi della Cina servono a rafforzare le proprie rivendicazioni territoriali, piuttosto che ad aiutarla a estrarre risorse naturali, ha affermato Mira Rapp-Hooper, ex direttore dell’Asia Maritime Transparency Initiative, il Centro di studi strategici e internazionali americano.

    Sebbene siano troppo piccole per supportare grandi unità militari, le isole consentiranno alle pattuglie cinesi e aeree un appoggio effettivo nell’area. E gli Stati Uniti hanno segnalato veicoli di artiglieria mobile cinesi nella regione, sostenendo che le isole potrebbero consentire alla Cina di esercitare un maggiore controllo sulla pesca.

    “Il possesso della zona costituisce il 90 per cento del contenzioso”, secondo Zachary Abuza, esperto di politica e sicurezza marittima del Sud-Est asiatico al National War College di Washington. “La Cina sta cercando di imporre la propria sovranità attraverso la costruzione di queste isole e negando ad altri paesi l’accesso alle risorse naturali”.

    Alcune immagini, ottenute dal Philippine Daily Inquirer grazie a una fonte anonima, sono state diffuse in questi giorni anche dal New York Times e offrono la possibilità di farsi un’idea concreta riguardo all’entità della costruzione e sulla natura dello sviluppo militare della Cina in quel territorio.

    Credit: Inquirer.net 201

    La Cina sembra che abbia cominciato a concentrare i suoi sforzi proprio nella costruzione di diversi porti, piste di atterraggio, impianti radar e diversi edifici militari.

    Le fotografie aeree diffuse dimostrano che la Cina ha quasi finito di trasformare in fortezze sette scogliere rivendicate dalle Filippine nell’arcipelago di Spratly, proprio nel tentativo di dominare il Mar Cinese Meridionale.

    La maggior parte delle foto sarebbero state scattate tra giugno e dicembre 2017 da un’altitudine di 1,5 mila metri e mostrano come le barriere trasformate in isole artificiali siano ora nella fase finale di uno sviluppo edilizio di evidente natura militare.

    Sempre l’Inquirer ha infatti comunicato di aver mostrato le fotografie ad Eugenio Bito-onon Jr., l’ex sindaco della città di Kalayaan sull’isola di Pag-asa, la più grande isola occupata dalle Filippine negli Spratlys e conosciuta a livello internazionale come isola di Thitu.

    Credit: Inquirer.net 2017

    L’ex sindaco ha riconosciuto la presenza di nuove strutture rispetto a quando aveva sorvolato gli atolli occupati dai cinesi insieme ad alcuni giornalisti statunitensi dell’HBO, e ha dichiarato:Queste foto sono autentiche. Ho volato con l’HBO prima delle elezioni del 2016. Abbiamo ricevuto ripetuti avvertimenti dai cinesi perché stavamo girando intorno alle isole. Vedo che ora ci sono ulteriori strutture verticali”.

    Una delle barriere coralline, Panganiban, si trova all’interno della zona economica esclusiva delle Filippine nel Mar Cinese Meridionale. La Corte permanente di arbitrato sostenuta dall’ONU a L’Aia ha stabilito che Panganiban Reef appartiene alle Filippine.

    In un rapporto sulla militarizzazione cinese del Mar Cinese Meridionale lo scorso dicembre, il gruppo di ricerca americano Asia Maritime Transparency Initiative (Amti) ha dichiarato che Kagitingan Reef ha ricevuto il maggior numero di costruzioni nel 2017, con un lavoro di 110mila metri quadrati.

    Le piste per le tre barriere coralline più grandi, Kagitingan, Panganiban e Zamora, sembrano completate o quasi pronte per l’uso.
    Credit: Inquirer.net 2017

    Amti, che ha descritto il 2017 come un “anno costruttivo per la costruzione di basi cinesi” proprio nel Mar Cinese Meridionale, ha rilevato anche la presenza di tunnel sotterranei, rifugi per missili, radar e antenne ad alta frequenza sulle isole artificiali.

    Harry Roque, il portavoce del presidente delle filippine Rodrigo Roa Duterte, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano cosa intendesse fare il governo di Manila di fronte alle prove dell’occupazione cinese, ha risposto: “La regione è stata a lungo militarizzata. Che cosa volete che facciamo? Non possiamo dichiarare guerra”.

    L’opposizione filippina accusa il governo iper-nazionalista di Duterte di tradire il “sacro dovere fondamentale di difendere il territorio del nostro Paese”.

    Fonti del Partito comunista cinese ribattono che in realtà le foto mostrerebbero soprattutto installazioni civili dell’Istituto nazionale per studi sul mare della Cina meridionale, ed hanno riferito al Global Times: “La costruzione di strutture civili è l’obiettivo principale dell’urbanizzazione delle isole del Mar Cinese Meridionale e la porzione di dispiegamento della difesa è relativamente piccola”.

    Un altro esperto cinese, Zhuang Guotu, ha accusato i giornalisti stranieri di dire falsità sulle attività di Pechino nel Mar Cinese Meridionale, ma ha ribadito che “la Cina ha il diritto di costruire qualsiasi cosa sul suo territorio” (anche se le Spratly non sono considerate territorio cinese dalla comunità internazionale)  e ha aggiunto che le infrastrutture militari cinesi non rappresentano un’espansione militare, ma solo la difesa della sicurezza e degli interessi della Cina.

    Interessi che, come tutti sanno, riguardano il controllo di rotte di navigazione vitali, ma anche lo sfruttamento delle risorse ittiche e del petrolio e del gas che sarebbero nascosti nei fondali delle Spratly.

    In realtà, da una foto scattata lo scorso 30 dicembre sembra che tre navi militari in grado di trasportare truppe e armi siano state attraccate a Panganiban Reef. Si trattava di due navi da trasporto e di un molo anfibio.

    La Luoyang, una fregata da missile tipo 053H3 Jiangwei II, è stata avvistata a circa un chilometro da Zamora Reef lo scorso 15 novembre. Questo tipo di nave da guerra ha due lanciatori quadrupli installati a metà nave. Ha anche un cannone da 100 millimetri a doppia canna Type 79A installato sul ponte di prua, in grado di sparare proiettili da 15 chilogrammi ad una velocità di 18 colpi al minuto su un raggio di 22 km.

    Credit: Inquirer.net 2017

    Lo scorso 16 giugno la Luzhou, una fregata di classe Jiangdao tipo 056, è stata fotografata a Panganiban Reef. Il ministero della Difesa cinese ha riferito che la nave ha partecipato a esercitazioni di fuoco vivo nel Mar Cinese Meridionale lo scorso dicembre.

    Sulle barriere più piccole – Burgos, Calderon, McKennan e Mabini – le foto mostravano eliporti, turbine eoliche, torri di osservazione, radome e torri di comunicazione.

    Una foto scattata lo scorso 28 novembre ha mostrato che un cannone da 100 millimetri a canna singola era stato posizionato su McKennan Reef.

    Credit: Inquirer.net 2017

    Se le Filippine non rivendicano i propri diritti legalmente riconoscuti, rischiano di perdere l’80 per cento dei propri possedimenti nel Mar Cinese Meridionale, che coprono 381mila chilometri quadrati di spazio marittimo, ha dichiarato il giudice Antonio Carpio, membro associato della Corte suprema delle Filippine e del gruppo legale che ha sostenuto il caso del paese nel tribunale arbitrale dell’Aja.

     

     

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