L’arcivescovo di Canterbury e guida spirituale della Chiesa d’Inghilterra, Justin Welby, si è dimesso oggi dal proprio incarico per le pressioni subite a seguito dello scandalo degli abusi subiti da oltre 100 ragazzi nei campi estivi organizzati negli anni Settanta e Ottanta dalla sua congregazione anglicana.
Statement from the Archbishop of Canterbury.https://t.co/aNnuLBMapo pic.twitter.com/pIIR1911QU
— Archbishop of Canterbury (@JustinWelby) November 12, 2024
Il clima era diventato insostenibile dopo la pubblicazione del “Rapporto Makin”, un’indagine indipendente sull’insabbiamento da parte della Chiesa di Inghilterra degli abusi commessi dall’avvocato John Smyth, morto nel 2018, su circa 130 ragazzi prima nel Regno Unito e in seguito in Zimbabwe e in Sudafrica. Secondo la relazione, commissionata nel 2019 proprio dalla congregazione anglicana ed elaborata sotto la guida di Keith Makin, Smyth avrebbe potuto essere assicurato alla giustizia se l’arcivescovo avesse formalmente denunciato i suoi crimini alla polizia quando ne fu informato un decennio fa, prima della morte del sospetto.
“Dopo aver chiesto il cortese permesso di Sua Maestà il Re, ho deciso di dimettermi dall’incarico di arcivescovo di Canterbury”, ha annunciato oggi Welby in una nota diramata sui social. “La Makin Review ha esposto la cospirazione del silenzio a lungo mantenuto sugli atroci abusi di John Smyth. Quando ne fui informato nel 2013 e mi fu detto che la polizia era stata avvisata e allora credetti erroneamente che sarebbe seguita una soluzione appropriata. È chiaro che devo assumermi la responsabilità personale e istituzionale per il lungo e traumatico periodo tra il 2013 e il 2024”.
“Spero che questa decisione chiarisca quanto seriamente la Chiesa d’Inghilterra comprenda la necessità di un cambiamento e il nostro profondo impegno nel creare una chiesa più sicura”, ha proseguito l’ormai ex arcivescovo di Canterbury. “Mentre mi dimetto, provo dolore per tutte le vittime e i sopravvissuti agli abusi. Gli ultimi giorni hanno rinnovato il mio senso di vergogna, sentito da tempo e profondamente, per gli storici fallimenti della Chiesa d’Inghilterra. Per quasi dodici anni ho lottato per introdurre dei miglioramenti. Spetta ad altri giudicare cosa è stato fatto”.
Nell’arco di cinquant’anni, secondo la relazione Makin, Smyth avrebbe abusato fisicamente, sessualmente e psicologicamente di centinaia di studenti delle scuole private che alla fine degli anni Settanta e all’inizio degli anni Ottanta frequentavano campi estivi cristiani evangelici nel Regno Unito, continuando poi i suoi crimini anche in Zimbabwe e in Sudafrica. Quando gli abusi furono scoperti infatti, al legale fu permesso di trasferirsi all’estero fu permesso.
Secondo l’inchiesta, tutto questo avvenne con la piena consapevolezza dei responsabili della Chiesa anglicana. Smyth morì all’età di 75 anni a Città del Capo, in Sudafrica, nel 2018 mentre era sotto inchiesta da parte della polizia dell’Hampshire e “non fu mai portato davanti alla giustizia per gli abusi” commessi.
Welby ha partecipato come volontario ad alcuni campi estivi negli anni Settanta, ma ha sempre negato di essere a conoscenza delle accuse mosse contro Smyth, un’affermazione definita “improbabile” nel rapporto Makin. “(Welby, ndr) Potrebbe non essere stato a conoscenza dell’estrema gravità degli abusi, ma è molto probabile che avesse un certo grado di consapevolezza del fatto che John Smyth fosse motivo di qualche preoccupazione”, si legge nel testo, secondo cui però “non è possibile stabilire se Welby fosse a conoscenza della gravità degli abusi nel Regno Unito prima del 2013”.