Il cardinale gesuita argentino Jorge Bergoglio, da ieri sera alle 19.06 scelto come Papa Francesco I, ha alle spalle una storia controversa. Criticato per i legami e le corresponsabilità della chiesa argentina con la dittatura del Paese alla fine degli anni Settanta, alcune ricostruzioni storiche e indagini giornalistiche definiscono Bergoglio un cardinale “silenzioso”, che ha gestito in modo poco trasparente l’ordine dei Gesuiti in Argentina (leggi l’articolo).
Alcune reazioni alla sua elezione testimoniano questo passato torbido. Eduardo de la Serna, coordinatore di un gruppo di sacerdoti argentini di sinistra che lottano contro l’emarginazione dei poveri, ha detto ieri a Radio del Plata che non era né sorpreso né contento per la decisione. “Bergoglio è un uomo di potere e sa come posizionarsi tra i potenti. Ho ancora molti dubbi circa il suo ruolo per quanto riguarda i gesuiti scomparsi durante la dittatura.”
La brutale dittatura militare in Argentina alla fine del 1970 è stata sostenuta pubblicamente dai dirigenti della Chiesa cattolica e nella Guerra Sporca sparirono 30.000 persone, torturate o uccise. Il caso più controverso è quello di due sacerdoti gesuiti che si opponevano al regime e che vennero rapiti dalla baraccopoli dove operavano nel 1976. Uno dei sacerdoti, successivamente liberato, ha accusato Bergoglio di essere stato il primo responsabile della sua consegna alle squadre della morte. Alcune ricostruzioni affermano invece che Bergoglio sia stato il principale fautore della loro liberazione.
Bergoglio ha invocato per due volte il suo diritto (concessogli dalle leggi argentine) di rifiutare di comparire in udienza pubblica. Quando infine testimoniò nel 2010, l’avvocato per i diritti umani Myriam Bregman disse che le sue risposte erano state evasive. L’Arcivescovo di Buenos Aires fu infatti chiamato a testimoniare nel processo a diciotto torturatori dell’Esma, un centro di sterminio dove circa 5.000 persone erano state uccise sotto la dittatura.
Nel 2012 rispose su ciò che i funzionari della Chiesa sapevano degli abusi della dittatura dopo il colpo di stato del 1976. In quell’occasione ammise i fallimenti della Chiesa nel proteggere il suo gregge. Ma nelle sue dichiarazioni accusò di violenza dell’epoca in misura uguale sia la giunta militare che i suoi nemici. Tali parole sono arrivate troppo tardi per alcuni attivisti, che hanno accusato Bergoglio di essere più preoccupato per l’immagine della Chiesa che aiutare le numerose indagini sulle violazioni dei diritti umani compiute durante la dittatura.
Ma i suoi rapporti difficili con il governo argentino non si esauriscono ai tempi della dittatura. Dal punto di vista teologico Bergoglio è un conservatore dottrinale: si oppone all’aborto, al matrimonio gay e all’ordinazione delle donne. È noto per avere un rapporto gelido con il presidente Cristina Fernández de Kirchner, ulteriormente peggiorato dopo l’approvazione della legge che legalizza il matrimonio omosessuale nel paese nel 2010. Ma l’influenza del neoeletto Francesco I in Argentina non ha impedito all’attuale presidente di promuovere la contraccezione libera e l’inseminazione artificiale. Lo stesso ex presidente Néstor Kirchner aveva descritto l’Arcivescovo ai tempi del suo mandato come la “vera opposizione” in Argentina.