I ribelli siriani avrebbero utilizzato armi chimiche, questa l’accusa che arriva da un rapporto diffuso dal magistrato svizzero Carla Del Ponte, membro di una commissione indipendente d’inchiesta delle Nazioni unite. L’arma chimica in questione prende il nome di gas Sarin, un neurotossico vietato dal diritto internazionale.
Il governo e i ribelli si accusano a vicenda di aver usato armi chimiche in almeno tre episodi: i primi ad Aleppo e Damasco a marzo e poi a Homs a dicembre. La guerra siriana ha avuto inizio nel 2011 e ha già causato tra le 70 e le 90 mila vittime, nonché la fuga di 1,2 milioni di persone dal Paese.
Il gas Sarin è stato scoperto per la prima volta nel 1939 e fu utilizzato nell’attacco terroristico alla metropolitana di Tokyo nel 1995. Un precedente utilizzo anche in Medio Oriente, quando Saddam Hussein scaricò il gas sulla città curda di Halabja causando 5 mila vittime civili.
Se ne parlava già da parecchie settimane, ma le dichiarazioni di Carla Del Ponte rappresentano un clamoroso colpo di scena, decisamente controcorrente rispetto alle indagini di Londra e Usa che avevano puntato il dito contro il regime siriano, anch’esso accusato di aver usato armi chimiche.
“Secondo le prove che abbiamo raccolto, qualcuno in Siria ha usato armi chimiche, facendo uso di gas Sarin”, dice il magistrato, precisando che le indagini non sono ancora concluse e che non si sa con precisione se anche il governo siriano abbia utilizzato la stessa offensiva: “Le nostre indagini saranno ulteriormente sviluppate, verificate e confermate attraverso nuove prove, ma in base a ciò che abbiamo raccolto finora, possiamo affermare che è l’opposizione ad aver utilizzato il gas”.
Ma l’Onu si dissocia dalla posizione del magistrato svizzero, affermando che non ci sono certezze sulla questione e che l’organizzazione si esprimerà nel mese di giugno, al Consiglio dei Diritti dell’Uomo. “La commissione internazionale d’inchiesta indipendente sulla repubblica siriana chiarisce di non aver ottenuto dati conclusivi sull’uso di armi chimiche in Siria da alcuna parte coinvolta nel conflitto”, si può leggere in una nota della commissione.
Un momento di estrema confusione che rende la situazione siriana ancor più imprevedibile di quanto fosse prima. Un vero colpo per quei Paesi occidentali che sostengono i ribelli siriani e che si erano detti disposti ad intervenire in caso di utilizzo di armi chimiche da parte del regime di Bashar al-Assad.
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