Ex giocatore di cricket, rettore universitario e leader di un partito dalla grandissima popolarità. Si tratta di Imran Khan, alla guida del Movimento per la Giustizia del Pakistan (Pakistan Tehreek-e-Insaf), che ha vinto le elezioni in Pakistan del 25 luglio. Il suo partito ha ottenuto 119 seggi nella camera bassa del Parlamento.
Imran Khan, uomo dalla personalità carismatica e da sempre sotto i riflettori, potrebbe presto aggiungere anche il ruolo di primo ministro del Pakistan ai tanti ricoperti nei suoi 66 anni.
Khan, nato a Lahore nel 1952, ha giocato a cricket a livello internazionale e una volta finita la sua carriera sportiva ha deciso di entrare in politica.
Ha studiato Economia e politica al Keble College di Oxford nel 1972 ed è stato capitano della squadra di cricket di Oxford nel 1974.
È stato dichiarato giocatore internazionale di cricket nell’anno 1989-90 e ha portato il Pakistan a numerose vittorie in tutto il mondo.
Mentre era capitano della nazionale di cricket, ottenne grandi successi, portando il suo paese alla vittoria della Coppa del Mondo di Cricket nel 1992.
Imran Khan è stato inoltre rettore dell’Università di Bradford fino al 2014 e presidente fondatore dello Shaukat Khanum Memorial Cancer Hospital & Research Centre, una delle principali istituzioni per la cura del cancro in tutto il mondo, fondato in memoria della madre che aveva sofferto della malattia.
Nel 2012 è stato votato come persona dell’anno in Asia. Khan gode di una grande popolarità tra i giovani. Nel gennaio 2014, YouGov lo ha definito la persona più ammirata in Pakistan e dodicesima a livello globale.
La sua vita privata è spesso stata al centro delle cronache. Con un passato da playboy e amante di “sesso, droga e rock ‘n’ roll”, è stato descritto dalla sua ex moglie, Reham Khan, come appassionato di magia nera e padre di numerosi figli illegittimi.
Khan si è sposato tre volte: la prima con Jemima Goldsmith, figlia di un miliardario britannico, la seconda con la star televisiva Reham Khan e la terza con Bushra Maneka, la sua “guida spirituale”.
La fondazione del partito che oggi ha vinto le elezioni, il movimento per la giustizia, risale all’aprile 1996. Il Movimento per la Giustizia del Pakistan (Pakistan Tehreek-e-Insaf) è un partito politico centrista, nazionalista e anti-sistema, che ha l’obiettivo di creare un modello di stato sociale, democratico, moderno e islamico.
Fino al 2003 il partito ha potuto contare su un solo seggio. Nel 2013 il partito ottenne 35 seggi all’Assemblea nazionale. Oggi ne ha oltre 119.
Secondo molti analisti il suo partito sarebbe vicino agli estremisti radicali e godrebbe del sostegno dell’esercito. “È l’esercito pakistano e non un esercito nemico”, ha detto in un’intervista al New York Times a maggio. “Porterò l’esercito con me”.
La sua campagna elettorale ha ruotato intorno alla promessa di un “nuovo Pakistan”, attraverso riforme, investimenti sul lavoro, miglioramenti di scuole, infrastrutture e servizi e lotta alla corruzione. Tra le sue ambizioni anche quella di portare pace e appianare i conflitti e la violenza contro le minoranze.
Come scrive The Indian Express, “Imran Khan, spesso accusato di mancare di una coerente filosofia politica, ha apertamente sostenuto l’idea di aprire canali di dialogo con i talebani. Khan, che ha descritto la lotta dei talebani in Afghanistan come una guerra santa, si è anche guadagnato il nome di “talebano Khan” dai suoi avversari”.
Come sono andate le elezioni 2018 in Pakistan
Il partito del governo uscente, la Lega Musulmana del Pakistan (PML-N), ha denunciato “frodi flagranti” e non ha voluto commentare la vittoria dell’ex campione di cricket Imran Khan, a capo del Movimento per la Giustizia del Pakistan (Pakistan Tehreek-e-Insaf).
Il voto è circondato da forti tensioni nel paese. La campagna elettorale è stata segnata da numerosi attentati nei quali hanno perso la vita alcuni candidati e anche il giorno delle elezioni, mercoledì 25 luglio, è stato bagnato dal sangue.
Poco prima che i seggi aprissero un attentato suicida ha colpito la città di Quetta, nell’ovest del paese, provocando almeno 31 morti e 32 feriti.
Secondo i sondaggi di Gallup Pakistan, l’affluenza è stata “tra il 50 e il 55 per cento”, vicina a quella delle precedenti elezioni nel 2013. I primi risultati parziali sono attesi in serata, ma nessuno si è sbilanciato a fare previsioni.
Shahbaz Sharif, fratello del precedente primo ministro Nawaz Sharif che è stato condannato a dieci anni di carcere per corruzione, in una conferenza stampa ha dichiarato che il voto è stato macchiato da frodi così evidenti “che tutti si sono messi a piangere”.
Ha poi scritto su Twitter che i “risultati basati su un imbroglio causeranno danni irrimediabili per il paese”.
Il conteggio dei voti ha subito molti ritardi. Secondo i media locali, tredici ore dopo la chiusura dei seggi era stata controllata meno della metà delle schede
La Commissione elettorale pakistana (ECP) ha giustificato la lentezza dei lavori per “problemi tecnici” legati all’uso di un nuovo software.
“Queste elezioni non sono manipolate ma al 100 per cento eque e trasparenti”, ha detto Sardar Muhammad Raz, il direttore del Centro, in una conferenza stampa.
Sono stati 106 i milioni di pakistani chiamati alle urne su una popolazione di 207 milioni di persone. In ballo ci sono 849 seggi tra parlamento nazionale e assemblee regionali.
L’appuntamento elettorale era molto atteso e rappresenta un banco di prova per capire le ripercussioni sul partito al governo causate dalla decisione della Corte suprema di impedire all’ex premier Sharif di ricoprire cariche pubbliche.
La giornata elettorale è stata caratterizzata anche dal tentativo delle autorità di incentivare l’affluenza femminile, in una società ancora fortemente maschilista e dove è stato spesso impedito alle donne di recarsi alle urne.
Per la prima volta, la Commissione elettorale centrale ha inviato una comunicazione per ricordare che le schede dei seggi con una partecipazione femminile inferiore al 10 per cento del totale non sarebbero conteggiate.
“Il potere è nelle vostre mani. La democrazia vincerà’”, ha twittato la premio Nobel per la pace, Malala Yousafzai, rivolgendosi alle sue connazionali.
Nel Waziristan del Nord, la regione tribale al confine con l’Afghanistan, le donne hanno votato per la prima volta. Non è stato lo stesso a Dhurnal, città nel distretto di Chakwal, nel Punjab, dove alle pakistane è stato impedito di andare ai seggi.
“Il voto delle donne è contro l’Islam”, hanno affermato alcuni uomini intervistati dopo il voto.
L’affluenza femminile è rimasta bassa nelle zone di Dir, Bajaur, Khyber Division, Shangla, Mohmand, Charsadda e nelle aree periferiche di Peshawar, dove alcuni uomini sono entrati in un seggio riservato alle donne e hanno cercato di chiuderlo.