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    Chi è Emma González, la studentessa di Parkland che in 6 minuti e 20 secondi di silenzio ha dato una lezione all’America

    AFP

    La passione della giovane attivista sopravvissuta al massacro di san Valentino, in Florida, ha da subito conquistato i media e il mondo intero. Ecco la sua storia

    Di Noemi Valentini
    Pubblicato il 27 Mar. 2018 alle 09:45 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 00:18

    Sabato 24 marzo 2018 più di un milione di persone si sono riversate nelle strade di tutto il mondo per marciare nella March For Our Lives (“Marcia per le nostre vite”) al fianco degli studenti sopravvissuti alla sparatoria alla Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland, in Florida, per chiedere regole più strette sul possesso di armi.

    La manifestazione ha riempito le piazze di Washington D.C., New York, Parkland, Boston, Chicago, Houston, Minneapolis, Atlanta, Denver, Seattle e Los Angeles, ma anche quelle di Roma, Milano, Firenze, Londra, Parigi, Madrid, Tokyo e Sydney, e ancora centinaia di altre città (ecco il resoconto per TPI di Iacopo Luzi).

    Il partecipatissimo evento, organizzato dai ragazzi e finanziato anche grazie alle donazioni spontanee di George e Amanda Clooney, Steven Spielberg e Kate Capshaw – che hanno donato complessivamente un milione di dollari  – è stato costellato da interventi significativi e toccanti.

    Mentre Paul McCartney a New York ricordava John Lennon (“Uno dei miei migliori amici è stato ucciso da un’arma proprio qui vicino”) e la giovanissima nipote di Martin Luther King a Washington condivideva il suo sogno di un mondo senza armi, il culmine dell’emotività è stato probabilmente raggiunto con il rabbioso discorso di Emma González, la studentessa dell’ultimo anno di Parkland divenuta il simbolo della protesta contro le armi.

    Emma, con sguardo fermo e fieramente colmo di lacrime, ha stoicamente guidato la folla in 6 minuti e 20 secondi di vibrante silenzio, a simboleggiare il tempo impiegato da Nikolas Cruz ad assassinare 17 dei suoi compagni di scuola con il suo fucile semiautomatico MR 15.

    Allo scoccare del 380esimo secondo la ragazza ha elencato i nomi di tutte le vittime, per poi incitare gli astanti ad andare a votare, dicendo: “Combattete per la vostra vita, prima che tocchi a qualcun altro”.

    Ma chi è Emma González?

    La giovane attivista statunitense, le cui origini cubane le sono costate numerose accuse di supportare regimi dittatoriali e comunisti, è tra i co-fondatori del movimento Never Again MSD, nato dagli studenti del Douglas Stoneman sopravvissuti alla sparatoria per chiedere al governo leggi più restrittive sul possesso di armi da fuoco.

    Membro del club di astronomia e presidentessa del Gay-Straight Alliance Club, lo stile e la passione di Emma hanno da subito catturato l’attenzione dei media, portandola rapidamente alla guida del movimento studentesco.

    Il 17 febbraio 2018, appena tre giorni dopo il massacro avvenuto nel suo liceo, Emma ha pronunciato davanti alle telecamere di tutto il mondo un accorato discorso contro la permissività delle norme sulle armi, denunciando i rapporti tra politica e lobby dei produttori.

    Dopo aver confrontato le statistiche sul numero di massacri a mano armata avvenuti negli Stati Uniti e negli altri paesi del mondo, ha promesso: “Leggerete di noi nei libri di testo. Non come dato nelle statistiche sulle sparatorie in America, ma come gli ultimi ad averne subita una”.

    Dopodiché ha risposto una per una a tutte le principali argomentazioni di chi, nei giorni immediatamente seguenti la tragedia, l’aveva scollegato dalla legislazione sulle armi, al grido di “We call BS!” (“Rispondiamo: è una stronzata!“).

    “Non è solo un fatto di salute mentale: (Cruz) non avrebbe colpito così tanti studenti con un coltello. Se il presidente vuole venire da me e dirmi in faccia che è stata una tragedia terribile e, come non si farà nulla al riguardo, gli chiederò con gioia quanti soldi ha ricevuto dalla National Rifle Association. Ma non importa perché lo so già. Trenta milioni di dollari”, ha concluso la giovane attivista, riferendosi alle donazioni durante la campagna presidenziale di Trump.

    “Trenta milioni di dollari, divisi per il numero di vittime per arma da fuoco in Usa in un mese e mezzo, solo dall’inizio del 2018, sono 5.800 dollari. È questo quanto vale la gente per te, Trump?

    Se non fai niente per evitare che ricapiti, quel numero di vittime da arma da fuoco salirà, e il valore che tu dai loro scenderà, e noi non varremo niente. Ad ogni politico che prende donazioni dalla NRA: vergogna”.

    Una settimana dopo i fatti, Emma è stata invitata dalla CNN ad un confronto televisivo con Dana Loesch, rappresentante della NRA, e ad oggi continua ad apparire pubblicamente in interviste ed eventi pubblici per sensibilizzare la popolazione al tema.

    Nonostante le teorie cospirazioniste che identificano come attori pagati lei e il suo compagno di scuola David Hogg (un altro esponente di spicco del movimento Never Again), e le tante pressioni ricevute da più parti, il giovane movimento continua a mantenersi indipendente e portare con forza il suo messaggio di non violenza in tutto il mondo.

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