I nomi dei luoghi che spesso si leggono sulle mappe derivano dalle tradizioni, dagli usi e dalla conformazione geografica dei territori in cui si trovano.
Non sono però rari i casi in cui a un luogo corrisponda più di una denominazione. Ciò può essere dato da diversi fattori: minoranze linguistiche o etniche che non riconoscono il nome comunemente adottato, toponimi obsoleti o che vengono cambiati in seguito a eventi storici.
Se nelle aree più conosciute il rischio di interpretazioni errate dei nomi è ormai basso, in quelle meno frequentate sapere come si chiama il luogo in cui ci si trova e il nome con cui esso è riconosciuto è molto importante.
Dalle foreste ai deserti, anche durante un trekking in montagna può ad esempio tornare utile qualora sia necessaria un’immediata geolocalizzazione. Non a caso durante la Seconda Guerra mondiale, gli Stati Uniti d’America istituirono uno speciale comitato per il riconoscimento dei toponimi stranieri in cui le proprie truppe erano inviate.
Ma chi è che decide il modo in cui i nomi delle località vengono uniformati e standardizzati sulle mappe? Chi unifica le varie versioni dialettali o consuetudinarie eliminando le incongruenze e le sovrapposizioni?
Negli Stati Uniti d’America per questa ragione opera da circa 125 anni un corpo federale chiamato Bgn (U.S. Board on Geographic Names) la cui funzione è di regolarizzare i nomi sia nazionali che stranieri e standardizzarli sulle mappe ufficiali.
Il Bgn è una delle commissioni che in circa 50 Paesi del mondo sono preposte a rendere uniformi i nomi dei luoghi sulle mappe.
La commissione statunitense è composta da un comitato di 10-15 membri con il compito di occuparsi dei nomi nazionali e da un secondo corpo di 8-10 ufficiali per quelli esteri. Entrambi sono composti da funzionari governativi che gestiscono il database ufficiale.
I nomi dei luoghi in cui si usano caratteri diversi da quelli latini non vengono semplicemente tradotti ma riprodotti nell’alfabeto latino tramite un sistema di traslitterazione creato appositamente anche per le lingue e i dialetti più sconosciuti. Per questo motivo nello staff è compreso un team di linguisti che lavora per rappresentare al meglio il nome adottato dall’idioma locale.
Il Bgn cerca di attenersi il più possibile ai nomi utilizzati dalla popolazione e di mantenere invariate le denominazioni di lunga data. Ci sono però dei casi in cui gli abitanti dei luoghi non riconoscono una connessione attiva con i nomi del luogo e lo cambiano con uno nuovo più coerente. È capitato ad esempio con gruppi indigeni che hanno voluto riappropriarsi del toponimo in vigore prima che la colonizzazione ne imponesse uno di stampo europeo.
Altre volte capita invece di dover mantenere immutata una denominazione per ragioni logistiche: è il caso di Fossil Point, in California, in cui nonostante non siano stati trovati alcuni fossili come suggerirebbe il nome, il mantenimento del toponimo è stato giudicato necessario per l’importanza ricoperta dalla località nelle rotte di navigazione.
Nel periodo storico odierno, in cui la rapidità e l’immediatezza nell’acquisizione delle informazioni risulta spesso più rilevante rispetto all’accuratezza delle fonti – i motori di ricerca del web ne sono la più palese dimostrazione – il ruolo regolatore di istituti come il Bgn risulta ancora più rilevante.
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