I genitori di Charlie Gard, il bambino di 11 mesi affetto da sindrome da deplezione del Dna mitocondriale, al centro di un caso giudiziario internazionale, hanno deciso di lasciare che il figlio trascorra i suoi ultimi giorni in una struttura per malati terminali, il cui nome resterà segreto.
Connie Yates e Chris Gard avevano inizialmente chiesto, prima ai medici dell’Ospedale di Great Ormond Street e poi ai giudici dell’Alta Corte di Londra, di poter riportare il figlio a casa.
Ma l’ospedale aveva sostenuto che, per motivi pratici, sarebbe stato preferibile trasferire il bambino in una struttura per malati terminali dove poter farlo morire in maniera dignitosa.
“Charlie è un bambino che richiede un trattamento speciale e le sue cure non possono essere semplificate: devono essere fornite da specialisti”, avevano dichiarato i medici.
Il 26 luglio i genitori hanno accettato il trasferimento in una struttura dedicata ma hanno chiesto di poter trascorrere una settimana con il figlio prima della sua morte.
“Alcune infermiere e un medico dell’Ospedale Great Ormond Street si sono così offerti di prendersi cura di Charlie durante questo periodo”, ha detto Grant Armstrong, legale della famiglia Gard.
Purtroppo per ora i genitori non sono riusciti a trovare quello specialista che i vertici dell’ospedale londinese considerano fondamentale per le ultime cure del bambino. A tal fine, nella serata del 26 luglio i coniugi Gard hanno anche lanciato un appello sulla loro pagina Facebook:
Il giudice Nicholas Francis ha concesso alle parti fino alle 12:00 del 27 luglio per raggiungere un accordo, in caso contrario Charlie sarà comunque trasferito nella struttura per malati terminali e, presumibilmente, la sua morte avverrà entro pochi giorni.
“Spero che siate felici ora”, ha urlato Connie Yates uscendo dall’aula dopo la decisione della corte.
Lunedì 24 luglio, i genitori del bambino avevano comunicato la propria volontà di rinunciare all’azione legale per trasferire il figlio negli Stati Uniti e sottoporlo a una cura sperimentale.
Chris Gard aveva allora annunciato che il bambino non avrebbe festeggiato il suo primo compleanno il 4 agosto.
I giudici britannici avevano sempre respinto le richieste di trasferire il neonato negli Stati Uniti. La malattia di cui soffre il bambino è estremamente rara e ha colpito finora solamente 16 bambini in tutto il mondo, causando un progressivo indebolimento muscolare.
Di fronte a questa rara patologia, i medici del nosocomio britannico, dove Charlie Gard è stato curato, avevano chiesto al comitato etico della struttura l’autorizzazione per la sperimentazione di una terapia.
A marzo scorso però, a causa dell’aggravarsi della malattia, il bambino è stato colpito da un’encefalopatia, un’alterazione anatomo-fisiologica dell’encefalo, che si verifica quando il cervello di un individuo risulta modificato nella sua struttura e/o nelle sue funzioni. Questo non avrebbe più permesso a Charlie di parlare e di mangiare in autonomia e pertanto i medici avevano consigliato alla famiglia l’interruzione delle cure.
Connie Yates e Chris Gard non avevano voluto rassegnarsi ed erano riusciti a trovare una clinica negli Stati Uniti disposta a sottoporre il figlio a un potenziale trattamento sperimentale, raccogliendo più di un milione e 200mila sterline da oltre 80mila donatori volontari per finanziare il viaggio e le cure.
L’ospedale si era tuttavia opposto al trasferimento, dando inizio al caso giudiziario che ha coinvolto prima le massime autorità giudiziarie britanniche e poi era finito al vaglio della Corte europea dei diritti dell’uomo, che aveva rigettato il ricorso della famiglia.
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