Mohamed Abrini, il jihadista arrestato venerdì 8 aprile a Bruxelles che ha ammesso di essere “l’uomo con il cappello” ripreso accanto ai due kamikaze all’aeroporto della capitale belga negli attentati del 22 marzo voleva colpire la Francia, ma visti i progressi nell’inchiesta aveva deciso con i suoi complici di realizzare un attentato nella capitale belga.
L’uomo incriminato di attività terroristica e omicidio, ha detto agli investigatori che sarebbe stato l’arresto di Salah Abdeslam il 18 marzo, l’unico jihadista sopravvissuto negli attentati di Parigi, a spingere la cellula a cambiare piano.
La procura ieri ha confermato che Abrini ha confessato di essere “l’uomo con il cappello”, anche se potrebbe essere un tentativo di coprire un complice. Tuttavia il sistema di riconoscimento facciale ha confermato sette punti su nove nel confronto tra Abrini e l’uomo ripreso dalle telecamere di sicurezza.
Impronte digitali e dna sono state trovate in due abitazioni utilizzate dai terroristi a Bruxelles e nell’auto usata negli attacchi di Parigi.
Un altro uomo arrestato è Osama Krayem. Sarebbe stato visto alla stazione metro di Maelbeek pochi minuti prima dell’attentato e secondo gli inquirenti è stato lui a comprare le valigie usate per trasportare l’esplosivo a Zaventem.
Impronte digitali di Krayem sono state trovate nelle case dei jihadisti. La polizia è convinta che sia tornato in Europa dalla Siria, dove combatteva per il sedicente Stato islamico questa estate sbarcando in Grecia insieme ai migranti.
Tutti i sospettati in entrambi gli attacchi sono morti o in carcere.
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