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    La “Morte Bianca”: storia del cecchino più letale di sempre

    Il finlandese Simo Häyhä ha ucciso oltre 500 persone in meno di cento giorni durante la guerra d'inverno contro l'armata sovietica

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 11 Dic. 2017 alle 16:23 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 17:52

    “Durante i 98 giorni del suo regno del terrore, Häyhä non fu visto né udito, ma per tutto il tempo prese di mira i soldati russi con precisione mortale, arrivando a uccidere addirittura 25 uomini in un solo giorno. La sua reputazione come tiratore scelto raggiunse ben presto il fronte russo: iniziarono a chiamarlo ‘Morte Bianca’.” Con queste parole Tapio Saarelainen, ufficiale militare finlandese, descrive Simo Häyhä, considerato il cecchino più letale della storia.

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    Häyhä era un finlandese alto un metro e mezzo, e fu autore di almeno 505 uccisioni in 98 giorni durante la Guerra d’inverno, che fu combattuta tra il 30 novembre 1939 e il 12 marzo 1940 dalla Finlandia e dall’Unione Sovietica (URSS).

    Saarelainen, che si è occupato dell’addestramento dei cecchini finlandesi per anni, ha scritto un libro sulla sua storia, intitolato The White Sniper: Simo Häyhä.

    Simo Häyhä nacque il 17 dicembre 1905 nella città finlandese di Rautjärvi, vicino agli attuali confini con la Russia. Prima di arruolarsi nel 1925, faceva il contadino. Era cresciuto con la passione per lo sci, la caccia e il tiro a segno. Da cacciatore, sapeva muoversi senza essere visto né udito; sulla neve riusciva a non lasciare tracce, e conosceva le migliori posizioni in cui nascondersi. Tutto questo contribuì a farlo diventare il cecchino più micidiale della storia militare.

    Al culmine di una crisi diplomatica che durava ormai da molti anni, il 30 novembre 1939, l’ Unione sovietica invase la Finlandia per conquistare alcuni territori di importanza strategica dal punto di vista militare. A causa di questo attacco, l’Unione Sovietica fu espulsa dalla Società delle Nazioni.

    In Finlandia, tuttavia, i sovietici incontrarono una resistenza determinata e inaspettata. Nei tre mesi e mezzo del conflitto morirono o furono dispersi quasi 26mila finlandesi e 127mila russi.

    Simo Häyhä, che combatteva con l’esercito finlandese, divenne così letale che, dopo aver ucciso un cecchino nemico con un solo colpo, le forze russe tentarono di colpirlo con un mortaio, ma il soldato riuscì a fuggire illeso.

    Il cecchino usava suoni, fumo e fuoco di artiglieria per coprire i suoi movimenti e i suoi colpi, facendo affidamento sulla sua memoria del territorio locale per trovare le migliori posizioni per nascondersi.

    Häyhä era inoltre molto accurato nella pulizia del suo fucile, un M/28-30 senza un mirino telescopico, che a causa delle temperature in cui lui si muoveva doveva essere pulito sia prima che dopo la missione, anche per evitare che si inceppasse.

    Il 6 marzo 1940 Häyhä fu ferito da un proiettile esplosivo nella foresta di Ulismaa, nella regione di Kollaa. Finì in coma e non riprese conoscenza per settimane, durante le quali venne firmato l’armistizio: alla Russia rimase solo il 10 per cento del territorio finlandese.

    A causa della ferita riportò una cicatrice permanente sul volto e si sottopose a 26 operazioni chirurgiche alla mascella. Non riprese mai pienamente la sua capacità di parlare.

    Häyhä ebbe comunque una vita molto lunga. Morì nel 2002 a 96 anni ad Hamina, nella regione del Kymenlaakso.

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