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    Catalogna, Puigdemont arrestato in Germania: era seguito dall’intelligence spagnola

    Proteste a Barcellona.

    Dopo che il leader è finito in manette a Barcellona sono esplose le proteste: 89 feriti negli scontri con la polizia e 4 persone arrestate

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 27 Mar. 2018 alle 10:51 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 20:42

    Il 25 marzo 2018 in Catalogna sono esplose le proteste poche ore dopo che l’ex presidente catalano, Carles Puigdemont, è stato arrestato in Germania.

    Almeno 89 persone sono rimaste ferite negli scontri con la polizia a Barcellona e sono stati effettuati quattro arresti.

    Puigdemont è stato arrestato dopo aver attraversato il confine tedesco per rientrare in Belgio, dove vive in esilio da cinque mesi. Secondo quanto emerso successivamente, l’intelligence spagnola aveva collocato sull’auto del leader catalano un chip gps per geolocalizzare i suoi spostamenti.

    L’ex presidente della Generalitad proveniva dalla Danimarca, dopo essere stato in visita in Finlandia per partecipare a una conferenza.

    Il 24 marzo 2018, dopo la sua partenza per la Scandinavia, era stato riattivato il mandato di arresto europeo nei confronti suoi e di altri quattro leader catalani, che era stato revocato nel dicembre 2017.

    Il 26 marzo 2018 la sua auto è stata intercettata dalla polizia tedesca su un’autostrada nello stato Schleswig Holstein, nel nord della Germania. Puigdemont è stato poi trasferito nel vicino carcere di Neumünster.

    Il 27 marzo le autorità tedesche hanno convalidato il fermo dell’ex presidente della Generalitad catalana. Il governo tedesco ha ora 30 giorni di tempo per decidere se estradarlo alla Spagna.

    Dodici agenti del Centro Nacional de Inteligencias (Cni) erano stati incaricati di sorvegliare il viaggio di andata di Puigdemont in aereo da Bruxelles a Helsinki. I poliziotti della Comisaría General de Información hanno invece monitorato il suo viaggio di ritorno a hanno preventivamente installatosulla sua auto un chip gps.

    Né gli agenti del Cni né quelli della polizia spagnola sono intervenuti nell’arresto dell’ex presidente.

    Intanto le Nazioni Unite hanno dichiarato “ricevibile” il ricorso presentato dal leader catalano contro la Spagna per violazione dei suoi diritti politici.

    Alla notizia dell’arresto di Puigdemont il 25 marzo migliaia di persone sono scese in strada per protestare a Barcellona, al grido di slogan come “Libertà per i prigionieri politici” e “Questa Europa è vergognosa!”: il corteo si è diretto verso gli uffici della Commissione europea e il consolato tedesco.

    L’agenzia di stampa spagnola Efe ha stimato una folla di 55mila persone nel centro della città.

    Manifestazioni più contenute si sono svolte anche a Girona, dove Puigdemont è stato sindaco, Tarragona e Lleida. Alcuni manifestanti hanno anche formato blocchi stradali in varie località.

    Le tensioni in Catalogna sono molto alte e i leader separatisti hanno abbandonato l’idea di nominare un nuovo presidente dopo che l’arresto dell’ultimo candidato, Jordi Turull, ha scatenato le proteste a Barcellona.

    Puigdemont rischia fino a 30 anni di carcere in Spagna.

    La Corte Suprema spagnola ha stabilito che i leader catalani dovranno essere processati per ribellione, appropriazione indebita o disobbedienza allo stato. Gli accusati respingono gli addebiti.

    Puigdemont si era recato in Belgio dopo la dichiarazione unilaterale d’indipendenza della Catalogna, che ha fatto seguito al referendum del primo ottobre, dichiarato illegittimo dalla Corte suprema spagnola.

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