I casi sospetti di colera in Yemen hanno raggiunto quota un milione, secondo i più recenti dati diffusi dal Comitato internazionale della Croce Rossa.
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Una terribile epidemia che, stando alle parole dell’organizzazione umanitaria, sta “raddoppiando la sofferenza di un paese piegato da una guerra brutale”.
Nel paese è infatti in corso dal 2015 un conflitto che vede contrapposti il movimento dei ribelli sciiti Houthi e la coalizione araba vicina al governo di Abdrabbuh Mansour Hadi.
Dall’inizio degli scontri più di 8.670 persone sono morte e poco meno di 50mila sono rimaste ferite.
Dall’aprile 2017 sono state almeno 2.226 le persone morte per casi accertati di colera in Yemen.
Nello scorso giugno si è registrato il picco dell’epidemia nel paese all’estremità meridionale della Penisola araba, con più di 50mila casi sospetti in una settimana. Da lì è cominciato un progressivo calo per 14 settimane consecutive.
I nuovi casi sospetti di colera segnalati la settimana scorsa dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sono 7.622: cifre nettamente più basse rispetto a quelle di sei mesi fa.
Tuttavia, i funzionari dell’Oms hanno avvertito che potrebbe esserci una nuova ripresa a marzo, all’inizio della stagione delle piogge, nel caso in cui la coalizione saudita non attenui il blocco di rifornimenti di cibo, carburante e medicine in alcune regioni yemenite.
Blocco che però, dopo i recentissimi lanci di missili balistici verso l’Arabia Saudita da parte dei ribelli houthi, è stato rafforzato.
La coalizione saudita ha detto di voler così fermare il contrabbando di armi ai ribelli da parte dell’Iran, che ha sempre respinto tali accuse. Secondo le Nazioni Unite, simili restrizioni potrebbero innescare “la più grande carestia che il mondo abbia mai visto”.
I bambini malnutriti rappresentano la parte della popolazione a maggior rischio di contrarre malattie infettive: in Yemen ce ne sono quasi due milioni senza cibo, di cui 400mila sono sotto i cinque anni.
Il servizio sanitario dello Yemen non è in grado di fronteggiare l’epidemia di colera in corso, con oltre la metà delle strutture ospedaliere chiuse a causa dei danni subiti durante il conflitto.
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