Chi sono i Caschi bianchi in Siria, e cosa fanno
Si contraddistinguono sul fronte di guerra siriano per il loro casco bianco, una sorta di uniforme divenuta in questi anni di duro conflitto un vero e proprio segno distintivo.
L’organizzazione è stato fondato dall’ex militare britannico James Le Mesurier
Generalmente, ne fanno parte membri della società civile come sarti, panettieri, insegnanti, ingegneri e anche studenti. Provengono da ogni ceto sociale. Tutti uniti in un’unica missione, ovvero salvare le vite umane da sotto le macerie dei bombardamenti e dalla violenza della guerra in Siria.
Quando le bombe iniziano a cadere, i Caschi bianchi in Siria sono i primi ad accorrere sul luogo preso di mira.
I White Helmets sono collegati alla cosiddetta Difesa civile siriana e sono attivi dal 2013.
In particolare quest’ultima è spesso sotto accusa per presunti legami con gruppi estremisti e per la provenienza dei finanziamenti che riceve.
Tuttavia, il gruppo dei caschi bianchi afferma di aver salvato oltre 60mila vite umane negli ultimi tre anni di conflitto.
Tra le loro fila si contano circa 2890 volontari, tutti siriani, presenti in 111 centri e distribuiti in otto aree governative della Siria.
Sono attivi in prevalenza nelle zone assediate o nelle aree dove non arrivano più rifornimenti di cibo, medicine o benzina, soprattutto a Damasco, Homs e Aleppo.
Oltre a recuperare vite umane da sotto i detriti dei palazzi crollati, i caschi bianchi forniscono servizi pubblici a quasi 7 milioni di persone.
Il loro motto è tratto dal Corano e recita così: “Salvare una singola vita per salvare tutta l’umanità”.
Come si finanziano?
Su questo punto ci sono numerose teorie. I caschi bianchi si definiscono alla stregua di un’organizzazione non governativa e negano di avere legami con gruppi estremisti, come il Fronte Al Nusra.
Il gruppo riceve finanziamenti dagli Stati Uniti (attraverso l’agenzia Usaid), dal governo britannico, dalla Germania, dai Paesi Bassi e dal Giappone.
I Caschi bianchi sono stati nominati per il Premio Nobel per la pace
Sono 130 le organizzazioni da tutto il mondo che hanno sostenuto la nomina dei Caschi bianchi al Premio nobel per la pace 2016. Ma anche in questo caso non sono mancate le polemiche e perfino una petizione lanciata attraverso il sito Change.org, dal titolo esplicativo “Do not give 2016 Nobel peace prize to Syrian White Helmets”, che finora ha raccolto circa 2mila firme.
• “Ho passato una giornata nel quartier generale dei Caschi Bianchi siriani a Istanbul“ – Giovanna Loccatelli ha visitato la sede dove vengono addestrati i volontari che rischiano la vita per salvare i civili sotterrati dalle macerie dei bombardamenti. Leggi l’articolo