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    Capossela racconta la crisi

    Il rebetiko è la musica dei ribelli greci, raccontati da Andrea Segre e Vinicio Capossela nel documentario "Indebito"

    Di Valentina Vivona
    Pubblicato il 26 Set. 2013 alle 11:04 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 19:51

    Nasce sospeso sulle acque contese tra Grecia e Turchia, il genere musicale del rebetiko.

    Nasce nei pescherecci su cui fugge da Smirne oltre un milione di greci dopo l’invasione delle truppe di Atatürk nel 1922.

    “Una profuga, appena sbarcata ad Atene, cerca un bicchiere d’acqua per la sua bambina di sette mesi. Bussa, ma nessuno le apre. Questa è la tragedia dei greci di Smirne, respinti in patria. A cosa potevano aggrapparsi? Solo alla canzone”, spiega lo storico Giorgis Christofilakis nel documentario di Andrea Segre “Indebito”.

    Rischiava il carcere chi suonava rebetiko negli anni Trenta. Lo stesso nome sembra derivare dalla parola turca ‘rebetes’, ribelle.

    Sfidava la legge chi cantava di droga, di politica, o soltanto lamentava un amore finito. Era proibito condividere la propria sofferenza in luogo pubblico. I compositori di rebetiko, i mangas, lo facevano nascosti nelle taverne. “Costruivano un’identità basata sulla denuncia sociale e il bisogno di esprimere le proprie emozioni”, commenta Segre.

    A fare il sopralluogo per il documentario è stato Vinicio Capossela, committente del film. Il musicista aveva realizzato nel 2007 il disco “Rebetiko Gymnastas”, prima che scoppiasse la crisi. “Vinicio voleva tornare in Grecia e voleva che io cogliessi, con le immagini, l’aspetto sociale di un fenomeno che aveva percepito a livello musicale. È la prima volta che lavoro sull’idea di un altro”, confida il regista padovano.

    Capossela recita da comparsa, lasciando il ruolo da protagonista agli eredi della musica di Smirne. “La crisi attuale è soprattutto identitaria. Cosa rimane di noi quando smettiamo di essere consumatori?”, chiede Segre. Trova risposta nelle taverne greche, dove per i nuovi mangas il rebetiko è ancora urlo di appartenenza. “È una forma di memoria storica, la cui particolarità è l’apertura. I rebetes creano empatia: il dolore che cantano diventa il tuo dolore, senza scampo”, conclude il regista.

    Già autore di “Dio era musicista” (2004), Segre definisce la musica una necessità cinematografica, presente anche quando è assente. Il rebetiko è il genere di una minoranza che cerca un riscatto. Si suona d’inverno, al chiuso. In strada, la Grecia scende sempre meno per protestare; stanca e disillusa, appare silenziosa. Parafrasando le parole di Segre, è anche questa una scelta musicale.

    Gli appunti scritti da Capossela durante il viaggio tra Atene, Salonicco, Creta e Icaria sono diventati il libro “Tefteri”, edito da Il Saggiatore. Il musicista lo rileggerà il prossimo 29 settembre presso Villa Celimontana a Roma, in occasione del Festival della Letteratura di Viaggio.

    Il documentario “Indebito” è stato presentato fuori concorso all’ultima edizione del Festival del Cinema di Locarno e sarà distribuito nelle sale a partire dal 3 dicembre.

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