Il capo del sindacato autonomo degli ambulanti egiziani Mohamed Abdallah ha ammesso in un’intervista all’edizione araba di Huffington Post di aver denunciato ai servizi di sicurezza egiziani il ricercatore italiano Giulio Regeni a causa delle “domande strane” del giovane. “Sì, l’ho denunciato e l’ho consegnato agli Interni e ogni buon egiziano, al mio posto, avrebbe fatto lo stesso”, ha detto l’uomo.
Abdallah ha raccontato di aver incontrato Regeni sei volte e di averlo sentito per l’ultima volta il 22 gennaio, quando ha registrato la chiamata e l’ha spedita al ministero degli Interni.
“È un ragazzo straniero che faceva domande strane e stava con gli ambulanti per le strade, interrogandoli su questioni che riguardano la sicurezza nazionale”, ha detto.
“Siamo noi che collaboriamo con il ministero degli Interni. Solo loro si occupano di noi ed è automatica la nostra appartenenza a loro”, ha spiegato Abdallah. “Quando viene un poliziotto a festeggiare con noi a un nostro matrimonio, mi dà più prestigio nella mia zona”.
Nell’intervista l’uomo fornisce anche una sua versione della morte di Regeni, tornando sull’ipotesi che il giovane fosse una spia uccisa dai servizi segreti stranieri. Abdallah sostiene che la causa dell’uccisione del giovane sarebbe proprio la sua segnalazione ai servizi di sicurezza, che avrebbe fatto “saltare la sua copertura”.
Il corpo di Regeni è stato ritrovato il 3 febbraio 2016 vicino al Cairo con evidenti segni di tortura. Era stato rapito il 25 gennaio 2016 mentre stava lavorando alla sua tesi di dottorato sull’economia egiziana per l’Università di Cambridge.
Fino allo scorso settembre il capo del sindacato aveva negato di aver fatto un esposto al ministero degli Interni. Nei suoi appunti il dottorando 28enne descriveva Abdallah come una “miseria umana” non ritenendolo degno della propria fiducia.
Qui sotto una foto di Mohamed Abdallah (Twitter)
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