In Colombia c’è un pastore tedesco femmina, di nome Sombra, che ha 200 milioni di pesos (circa 60 mila euro) di taglia sulla testa. È un cane poliziotto di sei anni che lavora per la polizia antidroga che nella propria carriera ha contribuito a trovare tonnellate e tonnellate di cocaina.
Ora, però, una gang vuole la sua testa.
Secondo fonti dell’intelligenza colombiana, l’organizzazione criminale più potente della Colombia, gli Urabeños, vogliono far fuori l’animale dopo che Sombra ha localizzato quasi 10 tonnellate di cocaina appartenenti alla gang.
Il pastore tedesco è stata al momento spostato, per la propria sicurezza, dal cuore delle attività degli Urabeños all’aeroporto internazionale di Bogotà, considerato più sicuro per l’animale sulla cui testa pendono migliaia di pesos di taglia.
Considerato il suo fiuto preziosissimo, Sombra d’ora in poi sarà seguita, oltre che dal proprio solito accompagnatore, anche da alcuni altri ufficiali per assicurarne la sicurezza.
Sombra era stata impiegata in un’operazione antidroga a Turbo, un porto sull’Atlantico da cui grandi quantità di cocaina vengono spedite verso l’America Centrale e gli Stati Uniti con motoscafi e, talvolta, sottomarini.
Il cane poliziotto aveva inizialmente trovato 5.3 tonnellate di cocaina a Turbo, poi ne aveva annusate altre quattro nascoste in dei pezzi di ricambio per automobili pronte per l’export.
L’enorme mercato colombiano della coca
Un nuovo rapporto pubblicato dalle Nazioni Unite mostra che la produzione globale di cocaina è in aumento, invertendo una lunga fase di flessione nella coltivazione delle piante di coca che era iniziata nel 2000.
La cocaina viene estratta e trasformata dalle piante di coca, comunemente coltivate in Sud America, in particolare in Colombia.
In gran parte a causa dell’intensificarsi delle misure repressive del governo sui coltivatori di coca, l’anno 2000 ha segnato l’inizio di una recessione lunga 13 anni nella coltivazione della pianta.
Ma, sempre secondo il rapporto, a partire dal 2013, i coltivatori colombiani sono stati incoraggiati a riprendere la produzione grazie alla messa in piedi di metodi di coltivazione più nascosti e modernizzati, oltre che dalla diminuita percezione del rischio di essere scoperti.
Negli ultimi tre anni, la produzione illegale di coca in Colombia è schizzata alle stelle, salendo da circa 48 mila ettari a oltre 146 mila ettari.
Il dato, secondo l’ONU, rappresenta oltre il 68 per cento dei 213 mila ettari totali utilizzati per far crescere l’impianto a livello mondiale.
Leggi l'articolo originale su TPI.it