La Camera degli Stati Uniti ha revocato lo stato di emergenza nazionale dichiarato dal presidente Trump alla frontiera per ottenere i fondi necessari per costruire il muro con il Messico.
A votare contro la dichiarazione del presidente non sono stati solo i dem, ma anche 13 repubblicani arrivati ai ferri corti con il leader del loro partito. La mozione infatti è stata approvata con 245 sì contro 182 no.
La preoccupazione maggiore dei deputati Repubblicani è che si crei un precedente che possa poi essere utilizzato da un futuro presidente Democratico. Se infatti Trump usasse lo stato di emergenza nazionale per ottenere i fondi per il muro, un giorno lo stesso potrebbe fare un dem per aggirare il voto contrario dei Repubblicani su altre proposte di legge.
Adesso si attende il voto del Senato, dove il risultato è meno scontato dato che la maggioranza dei senatori appartiene al partito Repubblicano.
Il Congresso sta cercando di far valere le proprie prerogative costituzionali in tema di legge di bilancio per presentare lo stato di emergenza come un abuso del potere esecutivo.
Tuttavia il presidente Trump potrebbe aggirare il voto della Camera e del Senato per bloccare la dichiarazione di emergenza ricorrendo al suo potere di veto per bloccare la risoluzione delle camere.
Intanto 16 governatori democratici hanno presentato ricorsi alla magistratura contro la dichiarazione d’emergenza di Trump e la stessa decisione potrebbe essere presa dai Repubblicani.
In uno dei ricorsi presentati ai giudici si legge che “il presidente ha usato il pretesto di una crisi fabbricata per dichiarare un’emergenza nazionale”, come già successe con il bando per i viaggiatori provenienti da determinati paesi a maggioranza musulmana.
“Non daremo a nessun presidente, democratico o repubblicano, carta bianca per stracciare la Costituzione degli Stati Uniti”, è stato il commento della speaker della Camera, Nancy Pelosi.
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