Mark Zuckerberg, fondatore e amministratore delegato di Facebook, ha testimoniato davanti al Congresso degli Stati Uniti sullo scandalo Cambridge Analytica (tutto quello che c’è da sapere).
Zuckerberg, vestito in giacca e cravatta, è comparso il 10 aprile 2018 davanti alle commissioni di Giustizia e Commercio del Senato, mentre il giorno successivo è atteso alla Camera dei rappresentanti.
Come anticipato alla vigilia, il 33enne ideatore di Facebook si è scusato per la maxi-violazione di dati degli utenti della piattaforma realizzata dalla società britannica Cambridge Analytica, legata all’ex consigliere del presidente statunitense Trump, Steve Bannon.
Ma ha anche detto di non avere alcuna intenzione di “rinunciare a connettere le persone di tutto il mondo” e ha avvertito sulla costante lotta con gli operatori russi che cercano di sfruttare il social network per scopi politici.
“È una corsa agli armamenti e continueranno a migliorare”, ha sottolineato Zuckerberg.
Tra i principali filoni dello scandalo c’è infatti la presunta interferenza del Cremlino sulle elezioni presidenziali americane del 2016.
“Ci sono persone in Russia che hanno il compito di provare a sfruttare i nostri sistemi e altri sistemi Internet”, ha detto il fondatore di Facebook, precisando che la digital company sta collaborando con il procuratore speciale Robert Mueller, che indaga sul cosiddetto Russiagate.
Zuckerberg si è però rifiutato di fornire informazioni dettagliate a riguardo: “Vorrei essere molto cauto, il nostro lavoro con il procuratore speciale è confidenziale”, ha detto.
“Abbiamo creato da nuovi strumenti per individuare account falsi e bloccarli. È l’unica cosa che possiamo fare, perché creare account falsi non è consentito dalla nostra piattaforma”.
Quanto alla violazione di 87 milioni di profili da parte di Cambridge Analytica, il numero uno del social network più diffuso del mondo ha ammesso i propri errori.
“Abbiamo appreso nel 2015 che erano entrati in possesso di dati di milioni di utenti. Ci hanno assicurato che non avrebbero più utilizzato quei dati e ci siamo fidati. Abbiamo commesso un errore”, ha dichiarato davanti al Senato.
“Abbiamo fatto molti errori, ma credo che non fosse possibile evitarlo con il nostro tasso di crescita”, ha aggiunto. “Ma adesso abbiamo deciso per un cambio della nostra filosofia. Penso che abbiamo imparato molto non solo sulla gestione dei dati ma anche su quello che riguarda la lotta alle fake news e ai discorsi d’odio sui social”.
“Oggi sappiamo che non siamo soltanto un servizio che offre uno strumento, ma un servizio che deve essere usato per il bene nel mondo”, ha rimarcato Zuckerberg. “Non so se i dati che sono stati presi degli utenti in questo momento siano custoditi in Russia, faremo ulteriori audizioni con loro”.
Il fondatore di Facebook ha poi detto che il social network non detiene alcun monopolio e ha assicurato che “nessuno degli impiegati di Facebook è stato licenziato dopo le rivelazioni di Cambridge Analytica”.
Sul tema dei cosiddetti ‘hate-speech”, i discorsi d’odio sui social, Zuckerberg ha spiegato: “Ci vorranno 5-10 anni, ma abbiamo degli strumenti di intelligenza artificiale che ci possono consentire di contrastare meglio questo fenomeno in futuro”.
Altro argomento caldo è quello secondo cui Facebook gli utenti sarebbero l’oggetto del business di Facebook, un tema sottolineato anche dal ceo di Apple, Tim Cook. “Facciamo soldi con la pubblicità”, ha affermato Zuckerberg, sottolineando che il modello di business della piattaforma non è in discussione. “Il proprietario dei dati è chi li condivide, può controllare tutto quello che vuole”, ha aggiunto.
Sulla raccolta dei dati, il creatore del social ha ammesso di non sapere se Facebook raccoglie le informazioni delle telefonate dei minori tra 13 e 17 anni tramite Messenger Kids, ma ha aggiunto che “questi dati sono pochi e sicuramente non vengono condivisi con terze parti”.
Su WhatsApp, che Facebook ha comprato nel 2014, Zuckerberg ha risposto che l’azienda non controlla i messaggi che vengono scambiati.