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    Cambridge Analytica, il fondatore di WhatsApp consiglia di cancellare Facebook

    WhatsApp è stata ceduta a Facebook nel 2014.

    Il tweet in cui Brian Acton sostiene che "è arrivato il momento di cancellare Facebook" è diventato virale. Ecco le ragioni

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 22 Mar. 2018 alle 09:52 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 00:19

    Dopo il scandalo Cambridge Analytica, il co-fondatore di WhatsApp, Brian Acton, ha detto che è arrivato il momento di cancellare Facebook. “It’s time. #deletefacebook”, ha scritto Acton sul suo account Twitter.

    L’hashtag #deletefacebook ha iniziato a diffondersi sui social dopo la pubblicazione dell’inchiesta giornalistica sulla massiccia violazione dei dati degli utenti di Facebook messa in atto dalla società britannica Cambridge Analytica, legata a  Steve Bannon, l’ex consigliere del presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

    Acton, che ha partecipato alla fondazione di WhatsApp nel 2009, oggi non fa più parte della digital company, venduta a Facebook nel 2014 per 19 miliardi di dollari.

    Possiede un patrimonio di 6,5 miliardi di dollari e il mese scorso ha investito 50 milioni di dollari su Signal, un’app che si presenta come alternativa a WhatsApp.

    Intanto il 21 marzo 2018 il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg ha parlato per la prima volta dello scandalo Cambridge Analytica, ammettendo che Facebook ha commesso degli errori.

    Zuckerberg ha anche detto che Facebook introdurrà alcuni importanti cambiamenti che renderanno difficile per qualsiasi terza parte di raccogliere illegalmente dati e informazioni riservate.

    Zuckerberg ha infine dichiarato che c’è stato un corto circuito tra la società di analisi Cambridge AnalyticaFacebook e l’app creata da Aleksandr Kogan.

    “Sono io il fondatore di Facebook e sono io il responsabile per quello che succede sulla nostra piattaforma”, ha annunciato Zuckerberg con un post su Facebook.

    Lo scandalo Cambridge Analyitica è una delle più vaste violazioni di dati della storia. L’azienda, legata all’ex consigliere del presidente USA Trump, Steve Bannon, è accusata di aver violato i dati sensibili di oltre 50 milioni di profili Facebook.

    La società di analisi, che ha collaborato nelle campagne elettorali di Donald Trump e in quella pro-Brexit, ha utilizzato i dati dei profili Facebook per creare un potente software al fine di prevedere e influenzare le scelte elettorali attraverso annunci politici personalizzati.

    L’inchiesta di Guardian, Observer e New York Times che ha portato alla luce la vicenda si basava sulle rivelazioni di un informatore che ha raccontato come dal 2014 la società abbia iniziato a raccogliere senza autorizzazione i dati personali degli utenti del social network (qui tutte le informazioni sul caso Cambridge Analytica).

    Secondo quanto emerge dall’inchiesta, nemmeno le elezioni italiane sarebbero rimaste del tutto immuni dall’influenza di Cambridge Analytica.

    Sul sito della società, infatti, è possibile leggere che nel 2012 CA aveva portato avanti un progetto di ricerca per un partito italiano.

    Non viene specificato di che partito si tratti, ma il sito specifica che questo partito nel 2012 “era in fase di rinascita, dopo aver ottenuto i suoi più grandi successi negli anni ’80” (qui le sue implicazioni sul voto in Italia).

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