Lo scorso maggio, mentre cadevano ancora le bombe sulla striscia di Gaza e andava in scena il più cruento conflitto in quell’area dal 2014, Amazon e Google firmavano un contratto da 1,2 miliardi di dollari col governo israeliano. L’accordo fa parte del “Project Nimbus”, un maxi-piano per la fornitura di servizi cloud all’amministrazione pubblica e all’esercito israeliano. A sollevare il caso, in questi giorni, sono stati circa 400 dipendenti delle due Big Tech, che in una lettera pubblicata dal The Guardian hanno condannato apertamente la partnership con Israele. TPI ha intervistato in esclusiva Issa Amro, uno dei più importanti attivisti palestinesi, che su questo accordo ci ha detto: “I servizi cloud di Amazon e Google daranno all’esercito israeliano ancora più potere e accuratezza per profilarci e reprimere il nostro dissenso”…
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Il business militare di Amazon con Israele rischia di reprimere i palestinesi: vi sveliamo come
Amazon (insieme a Google) è entrata nel Project Nimbus: un maxi-accordo per la fornitura di servizi cloud allo Stato di Israele. Da anni il colosso del web si sta militarizzando, vendendo le sue tecnologie ad eserciti e governi. Ora contribuirà alle attività di intelligence e sorveglianza dei militari israeliani nei confronti dei palestinesi? L’inchiesta sul sesto numero del settimanale TPI - The Post Internazionale, in edicola dal 22 ottobre
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