Il generale Adolphe Nshimirimana, uno stretto collaboratore del presidente del Burundi Pierre Nkurunziza, è stato ucciso lo scorso due agosto nella capitale Bujumbura, nell’ovest del Paese.
Nshimirimana era stato a capo dei servizi segreti interni del Paese e dello Stato Maggiore dell’esercito. Secondo molti, era l’uomo più potente in Burundi subito dopo il presidente.
Il numero due del regime di Nkurunziza era stato accusato di aver ordinato azioni repressive nei confronti dei manifestanti che protestavano contro il governo.
Quando è stato colpito dal razzo che ha ucciso lui e una sua guardia del corpo si trovava nella sua auto, nei pressi del quartiere di Kamenge.
Il portavoce del governo Willy Niyamitwe, nel dare la conferma della morte di Nshimirimana, ha riferito di aver perso “un fratello, un compagno di lotta”.
A partire dal mese di aprile il Burundi è stato colpito da una serie di violente proteste, scoppiate in particolare nella capitale Bujumbura, a seguito dell’annuncio da parte del presidente Pierre Nkurunziza di concorrere alle elezioni presidenziali per un terzo mandato.
Complessivamente gli scontri hanno causato la morte di almeno 100 persone e il tentativo di un colpo di stato a metà maggio. Oltre 100mila persone hanno lasciato il Paese per il timore delle violenze.
Il 21 luglio scorso in un clima di forte tensione si sono svolte le elezioni, boicottate dall’opposizione e vinte dal partito di Pierre Nkurunziza, che si è così riconfermato alla guida del Paese.