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    87 persone morte negli scontri in Burundi

    Proseguono gli scontri in Burundi da quando il presidente Nkurunziza ha annunciato di volersi candidare per un terzo mandato

    Di TPI
    Pubblicato il 14 Dic. 2015 alle 12:32 Aggiornato il 9 Set. 2019 alle 19:30

    Ottantasette persone sono state uccise a Bujumbura, capitale del Burundi, venerdì 12 dicembre in seguito a un attacco nei confronti di tre basi militari. Il colonnello dell’esercito Gaspard Baratuza ha riferito che otto delle vittime erano agenti della sicurezza e che 49 persone sono state catturate durante gli scontri avvenuti nella giornata. 

    Gli abitanti della capitale hanno dichiarato che i corpi di 34 persone sono stati trovati per le strade della città e hanno accusato la polizia di aver agito per vendetta. Non è chiaro se tale numero rientri in quello indicato dall’esercito.

    I disordini in Burundi sono iniziati nell’aprile del 2015.

    Le proteste sono nate a seguito della decisione del presidente Pierre Nkurunziza di candidarsi per un terzo mandato, violando il limite di due mandati previsto dalla Costituzione del paese. Nkunrunziza ha vinto le elezioni presidenziali per la terza volta lo scorso 21 luglio.

    Venerdì 12 si è verificato uno degli scontri più violenti dall’inizio dei disordini. Gli agenti hanno riferito di aggressori armati pesantemente che nelle prime ore del mattino hanno lanciato attacchi coordinati sulle basi militari a Ngagara, Musaga e Mujejuru. 

    Le violenze sono proseguite per l’intera giornata fino a notte fonda. 

    Gli abitanti di Bujumbura hanno raccontato che alcune dozzine di uomini si erano radunati dopo che le rispettive case erano state saccheggiate. Molti corpi senza vita sono stati rinvenuti nella mattina di sabato 13 dicembre nel distretto di Nyakabiga, centro nevralgico di proteste anti-governative, mentre altri sono stati scoperti nella zona a sud di Musaga. 

    Tra le vittime ci sono anche dei bambini. Secondo quanto riferito da alcuni testimoni all’agenzia di stampa Afp, i bambini sono stati uccisi con un proiettile alla nuca, come una vera e propria esecuzione. 

    L’analista di Bbc Africa Richard Hamilton ha dichiarato che, nonostante il ritrovamento di corpi per strada sia un avvenimento quotidiano a Bujumbura, lo scontro di venerdì è stato il più grave per numero di morti in una sola notte. 

    Il colonnello Gaspard Baratuza, nel fornire dettagli sul bilancio delle vittime, ha dichiarato che “79 nemici” sono stati uccisi, “45 catturati e 97 feriti mentre, dei nostri, sono state uccise otto persone tra soldati e agenti e ferite altre 21”.

    A partire dallo scorso aprile, almeno 240 persone sono state uccise e oltre 200mila sono fuggite in paesi vicini, secondo quanto riportato dalle Nazioni Unite. Hanno perso la vita sia i sostenitori di Nkurunziza che gli attivisti ribelli.

    Le violenze hanno riacceso la paura di eventuali tensioni fra Hutu e Tutsi. 

    Nkurunziza ha condotto un gruppo di ribelli Hutu contro l’esercito guidato dai Tutsi durante la guerra civile scoppiata dopo l’uccisione del presidente Hutu Melchior Ndadaye nel 1993.

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