ESCLUSIVO The Post Internazionale (TPI.it), di Antonio Papaleo dalla Bulgaria – È stata stuprata e uccisa la giornalista bulgara Victoria Marinova, 30 anni, direttrice amministrativa e conduttrice della televisione Tvn.
La notizia, che TPI è in grado di anticipare, è di domenica 7 ottobre 2018. Il crimine sarebbe avvenuto in pieno giorno a Ruse, ai confini tra Bulgaria e Romania.
Il corpo della reporter è stato ritrovato intorno alle 14.20, ma l’omicidio sarebbe avvenuto tra le 11.30 e le 12.00.
Non è chiaro se la morte di Marinova sia collegata alla sua attività professionale.
La donna era un volto assai noto in Bulgaria per essersi occupata di scandali di corruzione.
Marinova sarebbe stata selvaggiamente picchiata e stuprata prima di essere uccisa, in un tratto di impervi cespugli, nei pressi del molo del fiume Danubio, dove il suo corpo è stato ritrovato.
La giovane reporter, che lascia orfano un figlio, era già stata più volte minacciata, assalita e violentata.
Recentemente aveva lanciato accuse precise in relazione al cosiddetto Gp Gate, uno scandalo finanziario di grossa portata in Bulgaria.
La GP Group Joint stock company – da cui il nome Gp Gate – è un grosso conglomerato industriale bulgaro con le mani in pasta in molti settori di attività tra i quali: la distribuzione di gas e petrolio, la realizzazione di infrastrutture, l’edilizia residenziale ed industriale, la gestione di strutture alberghiere, comunitarie e pubbliche.
Victoria Marinova aveva recentemente lanciato gravi accuse contro i dirigenti del grosso gruppo industriale che, insieme ai colleghi Dimitar Stoyanov e Attila Biru tacciava di aver illecitamente utilizzato fondi comunitari e governativi.
I due giornalisti che si sono occupati del servizio sono stati arrestati dalla polizia bulgara nei giorni successivi.
L’International Press Institute (Ipi) ha inviato una lettera in cui invita il premier Boyko Borissov a garantire la sicurezza fisica dei giornalisti che lavorano nel Paese.
Libertà di stampa in pericolo nel mondo
L’assassinio della giornalista si aggiunge alla sparizione di Paľo Rýpal e Miroslav Pejko, due giornalisti svaniti nel nulla rispettivamente nel 2008 e nel 2015, all’assassinio della giornalista d’inchiesta maltese Daphne Caruana Galizia e all’eccidio del giovane collega Ján Kuciak e della sua innocente fidanzata, l’ancora più giovane archeologa Martina Kušnírová.
Un bizzarro incidente che ha coinvolto due giornalisti dell’ OCCRP (Organized Crime and Corruption Reporting Project/progetto di investigazione sulla corruzione e il crimine organizzato – un progetto non-profit fondato nel 2006 come un consorzio di centri di investigazione, notiziari informativi e cronisti operantti in Europa orientale e nel Caucaso) che sono stati trattenuti per più di sette ore dalla polizia bulgara il 12 settembre scorso, mentre stavano cercando di salvare dal macero alcuni documenti relativi ad una possibile truffa ai danni della comunità europea – potrebbe essere tra le ragioni dell’uccisione della giornalista bulgara Victoria Marinova.
Attila Biro (un reporter romeno del progetto RISE) e Dimitar Stoyanov (un giornalista bulgaro che scrive per Bivol, una agenzia giornalistica indipendente) avevano appreso che, in un brullo appezzamento di terreno nei pressi del villaggio di Radomir, in Bulgaria, erano stati abbandonati, in mezzo ad altri rifiuti, anche pacchi di documenti ufficiali provenienti dagli archivi del GP group, erano letteralmente intenti a rovistare nell’immondizia qualche istante prima di essere assaliti, armi in pugno, da due agenti di pubblica sicurezza del comando regionale di Pernik.
#GPGate: Consultancy Companies Involved in Grand Corruption with EU Funds and Public Procurement
La fuga di informazioni deve però essere stata a doppio senso giacché qualcun altro, certamente interessato a mantenere riservati i costi ed i beneficiari reali dei fondi europei elargiti alla GP Group – che secondo OCCPR sono per un terzo finiti in sprechi e corruttele – ha allertato dei funzionari di polizia compiacenti o addirittura corrotti.
Secondo Biro “c’erano grandi sacchi dell’immondizia, quelli da 120 litri (…) alcuni aperti e contenenti carta triturata” ed altri sacchi di documenti, probabilmente non passati attraverso un distruggi documenti, ai quali era stato dato fuoco. A quel punto Stoyanov, il secondo giornalista, avrebbe cominciato a prendere foto prima di ritrovarsi ammanettato e con una pistola puntata alla testa.
I due sarebbero rimasti sul posto per un ora e più, sino all’arrivo di un’altra squadra di poliziotti provenienti direttamente da Sofia mentre a poca distanza da loro altri sacchi di documenti di archivio della GP Group. A questo punto Biro avrebbe chiesto, in inglese, agli investigatori giunti dalla capitale, se questi conoscessero la natura dei documenti in fiamme e gli sarebbe stato risposto che “sono i documenti relativi ai progetti realizzati coi fondi europei”.
Biro e Stoyanov avrebbero affermano di aver comunque avuto il tempo di esaminare frammenti e pagine sparse dei documenti distrutti e di poter affermare che “abbiamo potuto verificare che questi documenti erano certamente relativi ai progetti finanziati dall’unione europea”.
Ciò nonostante gli investigatori giunti da Sofia si sarebbero limitati a prendere nota del fermo e dei documenti lasciando i due giornalisti e tutto il materiale presente alla custodia della polizia locale.
Alla locale stazione di polizia i due reporter sono stati trattenuti senza alcuna giustificazione, mentre il personale di turno discuteva aspramente che fare di loro, per essere finalmente rilasciati, nel cuore della notte, senza spiegazione o scusa alcuna.
Solo a quel punto Stoyanov ha potuto contattare il suo caporedattore, Atanas Tchobanov, per informarlo dell’accaduto. “Loro sono stati trattenuti ed impossibilitati a comunicare per quattro ore” conferma Tchobanov. I due giornalisti hanno quindi atteso l’arrivo del console rumeno, quasi alle cinque di mattina, per sporgere in sua presenza una tempestiva denuncia per il trattamento subito.
Lunedì scorso, la giornalista Victoria Marinova, aveva intervistato la coppia di giornalisti lanciando gravi accuse ai vertici di GP Group.
Le rivelazioni di Biro e Stoyanov, ri-lanciate da Victoria Marinova sono relative ai progetti realizzati in bulgaria dalla GP Group in relazione al Programma di Sviluppo Regionale (RDP), ai Programmi Operativi ed al Programma di Efficienza Energetica dell’Unione Europea.
Secondo la loro inchiesta alcuni partner avrebbero tratto illecito beneficio dai cosiddetti soft projects – l’attività assistenza tecnica esterna affidata ai privati per diverse centinaia di migliaia di euro. Ad esserne influenzati, di conseguenza, sarebbero anche gli hard projects relativi alle opere di ingegneria e costruzione dove gli importi diventano maggiori.
Secondo il consorzio OCCRP è lo stesso network di professionisti e società di consulenza, beneficiato in prima battuta, a sdebitarsi poi gestendo le assegnazioni, manipolando i termini degli appalti ed alterando la documentazione così da predeterminare i risultati delle commissioni di valutazione comunque compiacenti.
Secondo i colleghi bulgari e rumeni che si sono occupati di “GP Group” il sistema è consolidato e rispecchia i più consolidati schemi della truffa ai danni dell’erario. Esisterebbero insomma sistemi di fatturazione parallela per mascherare l’effettivo impiego di consulenze, mano d’opera e materiali giustificando sovrafatturazioni e stime gonfiate. Con questo sistema sarebbero stati bruciati in sprechi e tangenti tra un terzo e metà delle centinaia di milioni di euro recentemente erogati dalla UE.
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