E’ il secondo nell’arco di un anno e uno dei più gravi nella storia dei membri Opec dell’America latina. Il blackout di ieri sera in Venezuela è scattato poco dopo le 20, ora locale, e ha interessato principalmente la capitale Caracas e le città circostanti.
Nel giro di un paio d’ore la corrente ha iniziato a tornare nella maggior parte di Caracas, ma 29 milioni di persone nelle zone più periferiche sono rimaste al buio fino a tarda sera.
In uno dei quartieri più ricchi della capitale e tradizionalmente più ostili al governo socialista, gli abitanti hanno iniziato a sbattere pentole e padelle in forma di protesta. Gli oppositori di Maduro, il nuovo presidente venezuelano che ha sostituito Hugo Chavez, ritengono che il blackout simboleggi il fallimento di quindici anni di politica socialista in Venezuela. Il Paese, infatti, è il più ricco al mondo di riserve di greggio e possiede grandi fiumi che alimentano gli impianti idroelettrici.
Il presidente del Venezuela, invece, parla di un’ennesima azione di sabotaggio con lo scopo di screditare la sua politica. “Sii forte contro questa guerra elettrica che i fascisti di ieri hanno dichiarato al nostro popolo”, ha detto Maduro in un messaggio televisivo alla nazione ieri sera