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    Per la prima volta il buco dell’ozono mostra segni di miglioramento

    Un team di scienziati del MIT ha scoperto che a partire dal 2000 il buco dell'ozono si è ridotto di oltre 4 milioni di chilometri quadrati

    Di TPI
    Pubblicato il 4 Lug. 2016 alle 18:43 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:54

    Secondo uno studio del Massachussets Institute of Technology
    (MIT) di Boston, pubblicato sulla rivista scientifica Science giovedì 30 giugno, un grande traguardo è stato appena raggiunto
    dalle politiche ambientali degli ultimi anni: stando alla ricerca, il buco dell’ozono
    sta infatti gradualmente restringendo le sue dimensioni.

    Il team ha scoperto che a partire dal 2000 il buco
    dell’ozono si è ridotto di oltre 4 milioni di chilometri quadrati (per avere un’idea,
    poco meno della metà della superficie degli Stati Uniti), attestando in generale
    una tendenza alla “guarigione”.

    Il buco dell’ozono aveva fatto parlare di sé nei primi anni
    Ottanta, quando gli scienziati notarono una progressiva riduzione, anno dopo
    anno, dello strato di ozono presente nella stratosfera, necessario al fine di
    bloccare i raggi ultravioletti nocivi provenienti dal sole, in grado di
    provocare tumori della pelle.

    Colpevoli del “buco” (che in realtà è un assottigliamento, è
    doppio e corrisponde all’area che sovrasta i due poli del pianeta) erano i
    clorofluorocarburi, sostanze chimiche ampiamente utilizzate nei frigoriferi,
    nei condizionatori e anche in prodotti cosmetici come le lacche per capelli.

    Fortunatamente i leader mondiali stipularono nel 1987 il Protocollo
    di Montreal, impegnandosi a eliminare gradualmente i clorofluorocarburi, e ora,
    trent’anni dopo, arriva la buona notizia che lo strato di ozono presenta segni
    di miglioramento.

    Già nel 2014, una valutazione delle Nazioni Unite aveva
    previsto che lo strato di ozono avrebbe recuperato completamente il danno entro il 2050,
    definendo gli sforzi comuni delle nazioni coinvolte come il miglior esempio di
    cooperazione internazionale al fine di impedire un disastro ecologico.

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