Buckingham Palace, la Torre di Londra, Plaza de España a Siviglia e il Burj Khalifa a Dubai rischiano tutti di finire in fondo al mare se l’umanità non si impegnerà seriamente per frenare i cambiamenti climatici.
La fosca previsione arriva da un nuovo studio del gruppo ambientalista Climate Central, secondo cui le attuali emissioni inquinanti aumenteranno le temperature mondiali di tre gradi Celsius provocando un innalzamento dei mari che inghiottirà una cinquantina di città in tutto il mondo, invitate a mettere subito in atto «misure difensive». Senza un significativo intervento, le terre abitate da quasi il 10 per cento dell’attuale popolazione mondiale (oltre 800 milioni di persone) sono a rischio inondazione. Molte piccole nazioni insulari potrebbero invece essere quasi totalmente sommerse.
Le zone più a rischio, abitate da circa 600 milioni di persone, si trovano in Asia, che conta otto delle dieci grandi nazioni più soggette a catastrofi naturali innescate dai cambiamenti climatici. Soltanto in Cina, quasi 43 milioni di persone vivono in territori destinati, entro la fine di questo secolo, a finire sommersi dal mare in caso di innalzamento delle temperature globali di tre gradi Celsius. Anche India, Vietnam e Indonesia figurano tra le nazioni più a rischio. Eppure la politica locale non sembra aver compreso la gravità della situazione. Questi Stati hanno aumentato il consumo e la capacità estrattiva di carbone tra il 2015 e il 2019.