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    “Ecco i macellai di Bucha”: Kiev pubblica foto e generalità di dieci ufficiali accusati del massacro

    Di Almerico Bartoli
    Pubblicato il 29 Apr. 2022 alle 14:56

    Ora i macellai di Bucha, o almeno alcuni di loro, hanno un nome e un volto. A rivelare la loro identità è stata la procuratrice generale di Kiev, Irina Venediktova, postando su Facebook le fotografie dei dieci ufficiali e sottufficiali della tristemente nota 64ma brigata di fucilieri motorizzata proveniente dal profondo est della Siberia.

    La lista inizia con il sergente Vyacheslav Lavrentyev, seguito dal caporale Andriy Bizyaev e poco dopo c’è anche un generale, Albert Radnaev. Quasi tutti, come il loro feroce leader, il tenente colonnello Omurbekov Azatbek Asanbekovich, mostrano i tratti tipici dei Buriati, una popolazione presente tra Russia, Mongolia e Cina che rappresenta la più ampia minoranza siberiana.

    Le autorità ucraine hanno esposto i primi capi d’accusa per crimini di guerra contro di loro, chiedendo a chiunque li riconosca di fornire prove del loro coinvolgimento nel massacro di civili compiuto nella regione di Kiev.

    Le torture

    Dopo il ritiro delle truppe di Mosca da Bucha, un piccolo villaggio situato a nord-ovest di Kiev, sono stati trovati almeno 400 corpi di civili nelle strade, nelle case e nelle fosse comuni. Alcuni di loro avevano le mani legate dietro la schiena, vittime di vere e proprie esecuzioni. A giustiziarli sono stati gli stessi uomini a cui il presidente russo Vladimir Putin ha conferito una delle più alte onorificenze del Paese, elogiandoli per il loro eroismo.

    Secondo la procuratrice ucraina, che nel suo post descrive le violenze commesse dai dieci carnefici, “è la prova che a orchestrare i massacri è stato il Cremlino”. Alcuni di loro sembrano molto giovani, altri sono raffigurati in tute mimetiche e tenute da combattimento, altri ancora in abiti civili. Secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti, scrive Venediktova, “durante l’occupazione di Bucha hanno preso in ostaggio civili disarmati, li hanno fatti morire di fame, derubati, tenuti in ginocchio con le mani legate e bendati, insultati e picchiati”.

    “Le persone”, prosegue la procuratrice, “venivano picchiate per ottenere informazioni o torturate senza alcuna ragione”. I militari russi avrebbero anche “minacciato di uccidere le vittime e messo in scena l’esecuzione dei loro prigionieri”. Mosca ha respinto tutte le accuse definendole ‘fake news’. Ma l’ufficio del procuratore di Kiev, nelle stesse ore in cui il Segretario generale delle Nazione Unite Antonio Guterres visitava i luoghi degli orrori della guerra in Ucraina, ha fatto sapere di aver identificato oltre 8mila crimini di guerra russi dall’inizio del conflitto. Il bilancio delle vittime tra i civili, nella sola regione di Kiev, invece è di oltre 1.1.50.

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