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    Brexit, elettore pentito telefona in radio e scoppia a piangere: “Cos’ho fatto al mio paese?”

    Durante il programma di James O'Brien un ascoltatore è intervenuto per manifestare il proprio rimorso

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 16 Nov. 2018 alle 19:43 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:23

    James O’Brien è un giornalista britannico noto, tra le altre cose, per essere contrario alla Brexit, cioè all’uscita del Regno Unito dall’Unione europea.

    O’Brien conduce un programma radiofonico sull’emittente Lbc. Nella mattinata di giovedì 15 novembre 2018 durante il programma il giornalista ha ricevuto la telefonata commossa di un ascoltatore che ha detto di essersi pentito di aver sostenuto la Brexit.

    L’ascoltatore piange al telefono: “Avevate ragione voi, io avevo torto. Pensavo fossimo migliori, ma mi sbagliavo. Mi dispiace così tanto, cos’ho fatto al mio Paese?”, dice.

    O’Brien lo consola, dicendogli che non deve provare vergogna e che la colpa di quanto accaduto va imputata a giornali che con una cattiva informazione hanno spinto i cittadini britannici a votare per la Brexit.

    “Non devi essere dispiaciuto, devi essere arrabbiato”, dice il conduttore all’ascoltatore.

    Poche ore prima della telefonata il governo britannico aveva approvato la bozza di accordo sulla Brexit raggiunta a livello tecnico tra i negoziatori di Londra e quelli di Bruxelles (qui 10 domande e 10 risposte sull’accordo sulla Brexit).

    L’intesa, definita dalla premier britannica Theresa May come la “migliore possibile”, è stata duramente criticata dall’ala più intransigente dei sostenitori della Brexit, i cosiddetti Brexiters.

    Giovedì 15 novembre, il mattino della telefonata durante il programma di O’Brien, la premier May ha incassato le dimissioni di cinque esponenti del suo governo, tra ministri e sottosegretari.

    Cosa prevede l’accordo – L’accordo, un documento di 585 pagine, contiene previsioni che vanno nella direzione di una Brexit soft, che piace poco ai sostenitori più intransigenti dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea.

    Per quanto riguarda il nodo più spinoso, quello della questione nordirlandese, si è sostanzialmente deciso di posticipare la soluzione: l’Irlanda del Nord continuerà in via temporanea a far parte del mercato unico europeo fino a quando non si troverà un accordo definitivo.

    In questo modo si eviterà, almeno nel breve periodo, un confine fisico tra Irlanda del Nord, territorio del Regno Unito, e la Repubblica d’Irlanda, territorio dell’Unione europea. I Brexiter auspicavano invece una netta separazione, anche dal punto di vista commerciale, tra i due paesi.

    In base all’accordo raggiunto, inoltre, il Regno Unito continuerà a far parte dell’unione doganale finché non si troverà un’intesa commerciale bilaterale con Bruxelles. Su questo punto, gli anti-europeisti britannici temono che Londra sia vincolata per anni al rispetto di regole europee, senza avere abbastanza voce in capitolo.

    Numerosi gli articoli dell’intesa dedicati alla cooperazione giudiziaria, di polizia, allo scambio di informazioni e alla protezione dei dati personali. Ci sono norme anche sul trattamento di rifiuti radioattivi.

    Importante l’articolo 132 che stabilisce che, entro il primo luglio 2020, un Comitato congiunto, copresieduto da Ue e Regno Unito, potrebbe decidere di estendere, senza alcun limite prefissato, il periodo di transizione, per il momento fissato al 31 dicembre 2020. In questo caso il Comitato congiunto deciderà l’entità del contributo di Londra alla Ue dal primo gennaio 2021 in avanti.

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