La Scozia che non si arrende alla Brexit
La Brexit tocca anche la Scozia, che però non si arrende al suo destino. Venerdì 31 alle 23, quando il Regno Unito dirà addio all’Ue, la prima ministra della Scozia Nicola Sturgeon sarà “molto triste, e noi scozzesi saremo pure arrabbiati”, spiega .
La leader scozzese spiega anche il motivo: “Perché ci siamo sempre opposti alla Brexit. Ma rabbia e tristezza devono darci ancora più forza e speranza per conquistare l’indipendenza. E accadrà, vedrete. È solo questione di tempo”.
Brexit in Scozia: cosa cambia
L’ultimo sondaggio le dà ragione: in Scozia oggi gli indipendentisti vincerebbero col 51 per cento. La battaglia finale della 49enne prima ministra di Edimburgo, leader del Partito Nazionalista Snp e nuova “Braveheart” contro Londra, è appena iniziata.
Per Boris Johnson la Scozia si preannuncia come acerrima nemica. Causa Brexit, il Regno Unito potrebbe iniziare a sbriciolarsi proprio da Edimburgo.
Due giorni fa il Parlamento scozzese ha votato una nuova richiesta di indipendenza. Non solo: dopo le 23 di stasera, la premier non ammainerà la bandiera dell’Ue dal Parlamento locale “Holyrood”. Obiettivo: sensibilizzare, aumentare la pressione, logorare, travolgere Johnson, che ha escluso categoricamente un secondo referendum sull’indipendenza della Scozia dopo quello fallito nel 2014, tenuto però quando il Regno Unito era saldamente in Ue.
“Torneremo in Ue”
“Noi in Europa ci torneremo. Da indipendenti”, promette la Sturgeon. “L’Ue è imperfetta, ma ha garantito la pace per decenni. Ed è fondamentale per la nostra economia”.
William Wallace diventò Braveheart proprio in Scozia, infliggendo agli inglesi una durissima sconfitta e diventando per sempre simbolo di libertà di un popolo intero. Oltre sette secoli dopo, il mito di una Scozia indipendente resiste e si rinsalda, cullato da quella scia nazionalista che ha sempre rappresentato se stessa solo in contrapposizione a Londra e che ora vede nella Brexit un rischio e un’opportunità.
La Scozia indipendente
L’ultima, partecipatissima manifestazione è dell’11 gennaio: bandiera con la croce di sant’Andrea in mano, cartelli pieni di “Yes” e “Independence Now”, decine di migliaia di indipendentisti hanno attraversato le strade di Glasgow, mentre a ottobre erano in 200mila sul Royal Mile di Edimburgo.
Nel 2020 saranno in tutto 8 i cortei in diverse città, la prossima sarà il 4 aprile ad Arbroath, dove celebreremo i 700 anni dalla Dichiarazione di indipendenza della Scozia.
La storia ci insegna che questo popolo non si arrenderà neanche alla Brexit.