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    Brexit, riprendono i negoziati a Londra con l’arrivo di Michel Barnier

    L’incontro riapre le trattative per la seconda fase della trattativa Brexit, dopo l’accordo concluso a dicembre 2017

    Di Maurizio Carta
    Pubblicato il 5 Feb. 2018 alle 18:20 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:47

    Importante incontro oggi, lunedì 5 febbraio 2018, a Londra fra il Premier Theresa May e il responsabile per i negoziati sulla Brexit dell’Unione europea, il francese Michel Barnier. Il meeting è l’inizio di una nuova settimana di trattative che riprende dopo che l’Unione europea ha dato l’ autorizzazione per poter passare alla seconda fase dei negoziati lo scorso Dicembre.

    Lontano da Bruxelles, dove abitualmente si svolgono i negoziati, nella capitale britannica il tema principale è come si intende procedere per la seconda fase delle trattative, dove si inizierà a cercare un accordo per un periodo di transizione dopo la data del 29 Marzo 2019, termine ultimo di permanenza del Regno Unito all’interno delle istituzioni europee.

    La Commissione europea ha recentemente fatto sapere che tale periodo non andrà oltre il 31 Dicembre 2020, data che coincide con la scadenza del bilancio dell’Unione europea di durata settennale. Tale decisione è prevista dalle linee guida adottate dal Consiglio europeo alle quali Michel Barnier si dovrà attenere.

    La questione appare alquanto spinosa per via delle divisioni all’interno del governo presieduto da Theresa May, fra coloro che pretendono un taglio netto con Bruxelles e altri che puntano a un’uscita “soft”, tenendo quindi in piedi la possibilità di rimaere all’interno della Custom Union (Unione doganale) e del Single Market (Mercato unico europeo).

    La stessa May ha escluso categoricamente che il Regno Unito rimanga all’ interno della Custom Union, scelta che consentirebbe si di poter commerciare con gli stati dell’Ue senza dazi commerciali e tenendo lo stesso regime tariffario per le merci in entrata dai paesi esterni, ma non di poter concludere liberamente accordi commerciali con i paesi fuori dal “blocco europeo”.

    Rimanere invece all’interno del Single Market, implicherebbe comunque il mantenere le frontiere aperte consentendo la libera circolazione dei cittadini europei. Quest’ultimo modello è ben rappresentato dalla Norvegia, ma mal si sposerebbe con quello che è stato uno dei maggiori cavalli di battaglia degli anti-europeisti nel referendum: il taglio dell’immigrazione.

    Le divisioni presentano le difficoltà che il governo di Sua Maestà affronta nel  potersi presentare con una voce unica e decisa sulle reali intenzioni e proposte concrete su come affrontare il futuro periodo post-Brexit.

    Già al momento della sua partenza dalla capitale belga, Michael Barnier ha sottolineato come non sia rimasto tanto tempo a disposizione, e che lui stesso sarà impegnato in diversi incontri durante i prossimi giorni con i vertici del parlamento europeo, con il banchiere centrale Mario Draghi e varie visite nelle capitali europee.

    L’accordo di ritiro, che dovrebbe comprendere il periodo di transizione, dovrà essere raggiunto entro il mese di Ottobre, per poter consentire l’approvazione del Parlamento europeo che ha potere di veto e la ratifica all’interno degli stati membri entro la data di abbandono, prevista appunto per il 29 Marzo 2019.

     

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