Il Parlamento britannico ha approvato il rinvio breve concesso dall’Unione Europea al 22 maggio in caso di approvazione entro venerdì dell’accordo di divorzio raggiunto dalla premier May con Bruxelles, o, in caso contrario al 22 maggio.
Come si prevedeva, nonostante il voto contrario dei hard brexiteer, l’approvazione è avvenuta con una netta maggioranza di 336 voti: 441 a favore e 105 contrari.
Il Parlamento britannico ha bocciato tutti e otto le alternative al piano Brexit della premier, Theresa May. L’opzione che ha ricevuto più voti è stata quella che chiede un referendum di conferma dell’accordo.
Non c’è quindi una maggioranza alternativa al piano Brexit. Le proposte alternative non erano comunque vincolanti. Il conservatore Oliver Letwin, architetto di questa giornata parlamentare, non ha nascosto la sua delusione.
Le 8 proposte
Mercoledì 27 marzo il parlamento britannico si è espresso su 8 proposte alternative all’accordo di Theresa May sulla Brexit per tentare di porre fine alla situazione di stallo delle ultime settimane.
Lo speaker della Camera, John Bercow ha scelto le 8 mozioni da votare sulle 16 che erano state presentate, i cosiddetti voti indicativi.
Tra le mozioni al voto ci sono l’accordo di May (già bocciato due volte), il ritiro dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, un eventuale secondo referendum, la permanenza nelle unioni doganali e nel mercato unico dell’UE e l’ipotesi del no-deal.
Bercow ha ribadito alla premier Theresa May che il suo accordo con Bruxelles potrà essere rimesso ai voti, per la terza volta, solo con modifiche sostanziali: “Sarà mio compito verificare se i ritocchi saranno formali o sostanziali”.
Le proposte votate sono state :
1) unione doganale [BOCCIATA]
2) referendum di conferma [BOCCIATA]
3) cancellazione della Brexit [BOCCIATA]
4) Uscita senza accordo il 12 aprile [BOCCIATA]
5) Hard brexit con un trattato commerciale [BOCCIATA]
6) Piano laburista (unione doganale e stretto allineamento al mercato unico Ue) [BOCCIATA]
7) Rimanere nel mercato unico [BOCCIATA]
8) Mercato comune 2.0 ovvero ‘Norvegia plus’ (che il Regno Unito ritorni nell’Efta, l’Accordo europeo di libero scambio fondato proprio da Londra nel 1960 prima dell’adesione alla Comunità europea nel 1973) e quindi restare nel mercato unico Ue come tutti i membri (insieme a Norvegia, Islanda, Liechtenstein e Svizzera) attraverso il trattato sullo spazio economico europeo (accordi ad hoc con la Svizzera) [BOCCIATA]
I deputati della Camera dei Comuni hanno votato segnando su una scheda con un ‘Si” o un ‘No’ tutte le opzioni che erano disposti ad accettare. Il risultato non è vincolante per il governo.
La premier May fa pressione perché venga votato il suo accordo di divorzio, nonostante sia stato bocciato già due volte. Tutte le altre opzioni, secondo la premier, portano al caos e all’incertezza e addirittura mettono a rischio la stessa uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Per convincere i deputati ha annunciato che si dimetterà non appena l’accordo sarà votato.
Nel frattempo, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha detto ai deputati che “non possono tradire i sei milioni di persone che hanno firmato la petizione per revocare l’articolo 50, il milione di persone che hanno marciato per chiedere il voto, o la crescente maggioranza di persone che vogliono rimanere nell’Ue”.
Tusk sostiene che i britannici “possono ritenere di non essere sufficientemente rappresentate dal Parlamento del Regno Unito, ma devono sentirsi rappresentati dall’Ue, perché sono europei”.
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