Il 23 giugno 2016 rimarrà una data storica: il Regno Unito ha scelto di lasciare l’Unione europea. Il 52 per cento dei cittadini britannici ha votato a favore dell’uscita dall’Ue, mentre il 48 per cento ha votato a favore della permanenza.
Il primo ministro britannico David Cameron ha dato che si dimetterà. Rimarrà in carica fino a quando i Tories – il partito di cui fa parte – non sceglieranno un nuovo leader a ottobre.
Il premier ha aggiunto che non sarà lui a guidare il Regno Unito in queste condizioni (articolo + video).
Nigel Farage, leader dello UKIP, partito euroscettico, ha chiesto che il 23 giugno – giorno in cui si è tenuto il referendum storico – sia d’ora in poi una giornata di festa nazionale.
Nello specifico, 17 milioni di cittadini britannici hanno votato a favore dell’uscita del Regno Unito e poco più di 16 milioni per la permanenza nell’Ue. Ecco come è andato il voto nazione per nazione (Scozia, Galles, Irlanda del Nord, Inghilterra).
Il risultato in percentuale è del 52 per cento assegnato a chi ha votato di uscire dall’Ue e 48 per cento a chi ha deciso di rimanere.
I sostenitori della Brexit hanno vinto con un margine di oltre un milione di voti.
L’affluenza al voto è stata del 72,2 per cento su un totale di 46 milioni di cittadini britannici aventi diritti al voto.
A Londra ha vinto il sì, così come nell’Irlanda del Nord e in Scozia. Altrove tuttavia il voto per la Brexit ha avuto la meglio.
In termini finanziari, la Brexit ha già sortito i suoi effetti: più di 120 miliardi di dollari sono evaporati dall’indice FTSE della Borsa di Londra all’inizio della giornata.
Quando i risultati sono diventati evidenti, la sterlina è crollata drasticamente, raggiungendo i minimi livelli dal 1985.
Il governatore della Banca di’Inghilterra Mark Carney ha detto che la Banca renderà disponibili 250 miliardi di pound in più per stabilizzare i mercati.
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