Giorni decisivi per la Brexit. Mentre nel governo britannico regna il caos più totale, a Bruxelles ci si prepara all’unico scenario che al momento sembra plausibile, salvo sorprese dell’ultimo minuto: il No deal.
Dopo settimane concitate, siamo arrivati a un appuntamento molto importante, quello del Consiglio europeo del 21 e 22 marzo. Theresa May dovrà chiedere il rinvio della Brexit ai 27 stati membri, così come votato dal parlamento britannico il 14 marzo scorso.
Non è chiaro se la premier chiederà una proroga corta – fino al 30 giugno – o un’estensione più lunga, fino a 2 anni. Nella mattinata di oggi, 20 marzo, May ha annunciato che la proroga che chiederà Brexit dovrebbe essere non per molto tempo, per venire incontro alla “frustrazione dei cittadini per il fallimento nel prendere una decisione da parte del Parlamento”.
I capi di Stato e di governo dell’Unione europea a 27 “avranno bisogno di un piano concreto da parte del Regno Unito per essere in grado di prendere una decisione informata” sulla proroga della Brexit, ha detto il capo-negoziatore dell’Ue, Michel Barnier.
“Una proroga lunga deve essere legata a qualcosa di nuovo, a un elemento nuovo, o a un processo politico nuovo”, ha detto Barnier, sostenendo che il caos e l’incertezza attuale non possono continuare senza un valido motivo.
Il Regno Unito deve chiarire “quali sarebbero gli obiettivi della proroga e come assicurarci che alla fine della proroga non ci ritroviamo nella situazione di oggi”, ha specificato.
E arrivano ulteriori conferme della chiusura dell’Ue a negoziare un nuovo accordo: quello già concluso con Theresa May, e bocciato per ben 2 volte dal parlamento, è l’unico possibile, come hanno ribadito numerose volte da Bruxelles.
“Non abbiamo ancora ricevuto la lettera da Theresa May. L’Ue ha fatto tutto quanto in suo potere per adattarsi alle richieste del Regno Unito. Il Consiglio europeo si potrebbe riunire di novo la settimana prossima, ma la pazienza si sta assottigliando. L’Accordo di divorzio non sarà rinegoziato”, ha detto il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker.
Juncker ha “formalmente avvertito Theresa May di non includere una data per la proroga che sia successiva alle elezioni per il parlamento europeo”. Lo ha fatto sapere il portavoce della Commissione, Margaritis Schinas.
“Il ritiro deve essere prima del 23 maggio, altrimenti avremo di fronte difficoltà istituzionali e incertezza legale”, ha spiegato il portavoce sottolineando che il Regno Unito avrà l’obbligo di partecipare alle elezioni europee se la proroga andrà oltre quella data.
John Bercow, lo speaker della Camera dei Comuni, intanto ha vietato un terzo voto sullo stesso testo dell’accordo, appellandosi a una prassi parlamentare che risale addirittura al 1600.
La richiesta “non è nè certo nè automatico” che verrà accolta all’Ue, fa sapere la Francia, uno dei 27 membri più scettici in fatto di Brexit.
E si affaccia l’ipotesi di un’uscita senza accordo il prossimo 29 marzo, così come previsto dal Trattato di Lisbona.
Angela Merkel non si arrende a questa ipotesi, e annuncia che lotterà per un accordo fino all’ultimo.
A Bruxelles sono esausti dell’indecisione e del caos d’oltremanica, dicono da più parti. “Tocca al primo ministro e al governo di sua Maestà decidere i prossimi passi e poi informarci rapidamente”, ha detto il portavoce della Commissione europea, Margaritis Schinas.
Il Consiglio ha dato il via libera a una serie di misure di emergenza in caso uno scenario di Brexit senza accordo per “limitare il danno più grave causato da una Brexit disordinata in settori specifici in cui creerebbe un grave disagio per i cittadini e le imprese”.
Le misure temporanee riguardano ambiti come programma Erasmus +, finanziamento dei programmi PEACE e INTERREG VA tra le contee di confine dell’Irlanda e dell’Irlanda del Nord, pesca, navigazione, trasporto aereo, trasporto di merci su strada e passeggeri su strada e la continuità degli investimenti in infrastrutture.
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