Nella serata del 22 maggio la ministra per i Rapporti con il Parlamento, Andrea Leadsom, figura di spicco fra i componenti brexiteer del governo Tory, ha annunciato le dimissioni.
L’abbandono della Leader of the House arriva in un momento di grande tensione nel Governo: i Tories si sono riuniti per cambiare le regole interne al partito e poter così presentare per la seconda volta una mozione di sfiducia contro la premier.
A spingere per far cadere May sono principalmente il ministro dell’Interno Javid e quello degli Esteri Hunt, da mesi in pessimi rapporti con la premier, ma non solo. La maggiore minaccia arriva infatti dal blocco dei ministri euroscettici che hanno sempre criticato May per l’ennesimo rimando dell’uscita di Londra dall’Ue.
La stessa ministra Leadsom si è dimessa in polemica con le concessioni fatte dalla premier alle opposizioni nel testo della legge d’attuazione della Brexit.
Leadsom inoltre è ritenuta una pretendente alla leadership Tory e alla guida del governo, oltre ad essere una delle maggiori sostenitrici all’interno del partito Conservatore dell’uscita del Regno Unito dalla Brexit. La ministra è stata in prima fila nelle riunioni organizzate in seno al partito per cercare di ottenere le dimissioni della May.
L’incapacità della premier di concludere con successo i negoziati per la Brexit con l’Ue e l’ennesima proroga sull’uscita di Londra dall’Unione ha pesantemente danneggiato la credibilità dei Conservatori, come dimostrano i sondaggi. Alle europee infatti il partito più votato dovrebbe essere quello dell’euroscettico Farage, dato al 35 per cento.
Il nuovo accordo – Il 21 maggio la premier May ha annunciato di essere pronta a presentare al Parlamento un nuovo accordo sulla Brexit a inizio giugno: si tratta di un estremo tentativo della premier per rompere lo stallo sull’uscita dall’Ue che potrebbe portare anche a un nuovo referendum popolare sulla Brexit.
Brexit: premier May apre a secondo referendum