Brexit cosa cambia per gli italiani: dall’Erasmus all’immigrazione
Brexit, c’è l’accordo tra Londra e Bruxelles. A partire dal primo gennaio 2021, dunque, il Regno Unito sarà fuori dall’Unione Europea. Ma cosa cambia per gli italiani che si trovano attualmente in Gran Bretagna? E chi vuole trasferirsi per lavoro, potrà ancora farlo? Ecco le risposte .
Cosa succede per gli italiani in Inghilterra dopo l’accordo? Con il messaggio n. 4805, l’Inps ha fornito un vademecum per chi lavora in Gran Bretagna, cercando di offrire qualche chiarimento sui passaggi chiave che li riguarderanno una volta iniziata definitivamente la Brexit. Con particolare riferimento alle cosiddette certificazioni A1, che verranno rilasciate per coloro con termine del periodo di lavoro successivo al 31 dicembre 2020.
Cosa cambia per l0immigrazione: la certificazione A1 obbligatoria
La certificazione A1 servirà a garantire la permanenza dei diritti assicurativi ai fini previdenziali anche dopo la cessazione dei rapporti fin qui avuti fra Regno Unito e Unione europea. Il modello è riferito al cosiddetto “lavoratore distaccato” e fa riferimento al Paese dove l’impresa “distaccante” ha sede. O, in caso di lavoratori autonomi, dove il lavoratore esercita la professione.
Verranno accolte, secondo quanto disposto dall’Inps, tutte le domande pervenute entro il 31 dicembre 2020. Fondamentale, però, che la data iniziale dei periodi di lavoro sia precedente a questa, mentre quella di scadenza sia successiva.
Relativamente alle richieste respinte, nonostante la presentazione alle Strutture competenti, i richiedenti riceveranno comunicazione per la rettifica d’ufficio, con emissione di una nuova certificazione. Unica condizione, che “non vi sia stata soluzione di continuità nella legislazione applicabile già certificata dal modello A1/E101″.
L’Erasmus: la fine di un sogno
Dubbi sul programma Erasmus, che il governo britannico si era impegnato a mantenere, stessa situazione per il programma di ricerca Horizon. Dall’anno prossimo gli studenti europei dovranno chiedere il visto e le rette potranno raddoppiare arrivando fino a 30 mila euro l’anno, in adeguamento alle tariffe per gli studenti extra europei. Situazione invariata per coloro che si trovano già nel Regno Unito per ragioni di studio.
Brexit cosa cambia per turismo e lavoro
Dopo l’accordo che sancisce definitivamente l’uscita del Regno Unito dall’Europa, chi vorrà lavorare in Inghilterra dovrà avere con sé un visto, ottenibile solo se ha già un’offerta di lavoro, che prevede un salario di almeno 25.600 sterline, circa 28 mila euro. Fine del sogno di andare a Londra per cambiare vita, iniziare come camerieri o lavapiatti, e poi trovare il lavoro dei propri sogni in una delle città più belle del mondo: o ci si trasferisce sapendo già di avere un lavoro, o niente. Per i turisti sarà necessario il passaporto, e la permanenza non potrà durare più di 3 mesi.
Cosa cambia per la finanza
L’accordo non copre il settore finanziario, ma nella City molte aziende si sono già messe ai ripari spostando attività e personale in Europa: l’esodo di banchieri e fund manager da Londra è stato però finora contenuto, non avendo superato il 4 per cento del totale.
Cattive acque invece per i fondi d’investimento made in Uk, che hanno visto oltre 2 miliardi di dollari ritirati dai loro portafogli. L’Italia l’anno scorso l’interscambio fra Italia e Gran Bretagna era stato di circa 30 miliardi, con 20 miliardi di nostre esportazioni e dieci di importazioni.
Quest’anno la pandemia ha visto i volumi contrarsi di circa il 20 per cento, ma il 2020 dovrebbe comunque chiudersi con un interscambio di circa 25 miliardi. Molte aziende dovranno adattarsi al nuovo regime doganale, che comporta comunque un aggravio di costi.
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