Come ampiamente previsto alla vigilia, il vertice straordinario del Consiglio europeo sulla Brexit di mercoledì 10 aprile ha scongiurato, almeno per il momento, lo scenario del No deal.
L’Ue e il Regno Unito hanno concordato una proroga fino al 31 ottobre 2019.
“I 27 ed il Regno Unito hanno concordato una proroga flessibile fino al 31 ottobre. Questo significa ulteriori sei mesi per il Regno Unito per trovare la migliore soluzione possibile”, ha scritto su Twitter il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.
Non ci sarà dunque, alla scadenza prefissata del 12 aprile, la tanto temuta uscita del Regno Unito dall’Unione europea senza alcun accordo.
Prima della risoluzione finale del Consiglio, c’è stato un ampio dibattito tra i paesi membri. Se la Germania di Angela Merkel (come altri Stati come l’Italia) era d’accordo a garantire una proroga sulla Brexit senza particolari condizioni, diversa era l’idea della Francia di Emmanuel Macron.
Il presidente transalpino infatti ha sottolineato che la Brexit “non può bloccare il rinascimento europeo”. Per questo motivo, una proroga senza garanzie serie “non avrebbe avuto l’accordo della Francia”.
Per May, che ha confermato di lavorare affinché “l’uscita avvenga il prima possibile”, adesso inizia un nuovo round di negoziati sia con il proprio partito, i conservatori, sia con i Laburisti guidati da Jeremy Corbyn.
Quelle che hanno preceduto la seduta straordinaria del Consiglio europeo sono state settimane molto difficili per la premier May.
Prima le bocciature da parte del Parlamento britannico, per tre volte consecutive, dell’accordo di uscita dall’Ue siglato dal Regno Unito con i leader di Bruxelles. Poi il no della stessa assemblea alle quattro mozioni alternative su Brexit.
Per questo motivo, il Consiglio europeo aveva concesso una proroga sulla Brexit, con la scadenza spostata dal 29 marzo al 12 aprile.
Nel frattempo, però, l’obiettivo di May doveva essere quello di trovare all’interno del Parlamento una maggioranza che desse il proprio consenso al piano di uscita così come stabilito con l’Unione europea. I colloqui con i “falchi” del partito conservatore, che spingono per una hard Brexit, non hanno dato i loro frutti. Come anche quelli con l’opposizione laburista guidata da Corbyn.
Nonostante un appello ai Laburisti affinché si trovasse un compromesso per approvare l’accordo con l’Ue, alla fine a Theresa May non è rimasto altro che chiedere a Bruxelles un’ulteriore proroga, fino al 30 giugno. Il Consiglio dei capi di Stato e di governo dell’Unione, però, ha preferito proporre un’altra soluzione.
Uno scenario che proietta però il Regno Unito in una posizione di grande incertezza in relazione alle elezioni europee 2019. Il punto, infatti, è se garantire ai cittadini britannici il diritto a eleggere i propri rappresentanti nel Parlamento europeo pur sapendo di lasciare, a breve, l’Unione.
Ma a questo proposito, da Bruxelles, non ci sono stati tentennamenti: Londra dovrà recarsi regolarmente alle urne. L’impressione che resta, in ogni caso, è che sul tema Brexit si navighi a vista, con l’unico obiettivo di evitare il No deal.