I sondaggi danno sempre più probabile l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Secondo le ultime rilevazioni il fronte a favore della Brexit è in vantaggio nel referendum del prossimo 23 giugno di almeno sei punti.
Tutti i sondaggi, diffusi martedì 14 giugno, concordano sui dati. L’ascesa euroscettica è confermata sia dalla rilevazione di YouGov pubblicata dal Times, sia da Icm sul Guardian.
Secondo il Times il 46 per cento dei britannici al referendum voterebbe per l’uscita di Londra dall’Ue contro il 39 per cento che si esprimerebbe invece per la permanenza, mentre il Guardian dà i pro-Brexit al 53 per cento contro gli europeisti al 47 per cento.
Infine Orb, per il Daily Telegraph, vede un testa a testa tra il 49 per cento dei britannici che vorrebbe uscire dall’Europa e il 48 per cento che vorrebbe rimanere nell’Unione.
Il Sun, cioè il quotidiano più letto nel Regno Unito, invece, ha invitato i lettori a votare a favore della Brexit. In un editoriale pubblicato il 14 giugno in prima pagina con i colori della bandiera britannica, il tabloid sostiene che il referendum del 23 giugno è un’opportunità perché il Regno Unito recuperi il suo status di grande nazione e il controllo dell’immigrazione nel paese.
I mercati finanziari non sono della stessa opinione: martedì 14 giugno la Borsa di Londra ha chiuso in netto calo, raggiungendo il livello più basso da febbraio, mentre la sterlina è ancora a picco e ha segnato i minimi da due anni sul dollaro.
E proprio sull’economia governo e laburisti sembrano giocarsi le ultime carte per convincere gli indecisi. Mercoledì 15 giugno il ministro delle Finanze George Osborne, ha sostenuto che un voto per l’uscita del Regno Unito dall’Ue innescherà aumenti fiscali e un taglio della spesa pubblica.
Secondo Osborne, la Brexit creerebbe un buco da 30 miliardi di sterline nelle finanze pubbliche britanniche, per colmare il quale sarebbe necessario adottare nuove politiche di austerity.
Ma ancora una volta il partito conservatore è apparso diviso: 57 deputati hanno annunciato che non voterebbero un budget di tagli nel caso in cui vincesse il fronte per l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue.
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