Boris Johnson perde la maggioranza in Parlamento. Chiederà elezioni anticipate
Il primo ministro britannico Boris Johnson minaccia nuove elezioni. Non si può dire che fosse passato inosservato il sentore di diserzione che aleggiava da giorni tra le sue file. E così, in vista di un importante voto sulla Brexit, il Parlamento di oggi si è aperto con un deputato in meno sulle panche del partito conservatore.
Philip Lee, deputato per l’area di Bracknell, ha disertato le proprie fila a favore di quelle dei liberal democratici, sancendo la fine della maggioranza parlamentare di Johnson. “Il governo stava perseguendo una Brexit pericolosa e scellerata… mettendo vite e mezzi a rischio” si è giustificato Lee.
Boris Johnson è pronto a nuove elezioni se laburisti e ribelli rinviano la Brexit
Sono ore drammatiche per il Regno Unito, dopo che il primo ministro britannico ha minacciato nuove elezioni qualora stasera perdesse un importante voto sulla Brexit.
Il voto riguarda una proposta di legge dei laburisti e conservatori ribelli che obbligherebbe Johnson a trovare un accordo con l’Unione Europea, oppure a richiedere all’Ue un rinvio della data prevista per l’uscita del Regno Unito. “È la proposta della resa di Jeremy Corbyn” ha aggiunto Johnson oggi. “Sta alzando bandiera bianca”.
Ma la dura linea di Johnson e la minaccia di nuove elezioni ha innervosito non pochi, che l’hanno accusato di voler “annientare” quelli in favore di un accordo. Tra gli scettici anche Amber Rudd, Segretario di Stato per il lavoro e le pensioni, che ha sollecitato il primo ministro a ripensare alle sorti del proprio partito. La Rudd ha dichiarato in un’intervista allo Spectator: “Chiedo al governo di pensare molto attentamente al passo che sta per fare.”
I conservatori allo sbaraglio
Una fonte governativa ha spiegato che il primo ministro si trova di fronte a una “scelta semplice”, in cui il voto di stasera determinerà la sorte di molti del partito al comando. Pur sperando ancora che i conservatori ribelli cambino idea, Johnson ha tuttavia dichiarato che chiunque dei suoi ministri voti contro di lui verrà spodestato del proprio ruolo.
“Voglio che tutti sappiano che in nessun caso chiederò a Bruxelles un ulteriore rinvio. Ce ne andremo il 31 ottobre. Senza se e senza ma,” ha concluso perentorio.
In risposta, continua a farsi sentire la voce del Segretario Rudd. “Ho detto molto chiaramente al primo ministro che non credo che dovremmo essere un partito che rimuove due ex cancellieri e vari ministri – che l’unico modo per non tenere saldo il nostro partito e trovare un accordo è far salire tutti a bordo”.
I laburisti partono al contrattacco
Nel frattempo, anche Jeremy Corbyn, leader dell’opposizione, è partito al contrattacco, nonostante il monito dell’ex primo ministro Tony Blair a non cadere nella “trappola da elefante” tesagli da Johnson.
Il leader laburista ha reso chiara la propria posizione, esortando Johnson a “lasciare le persone libere di decidere” tramite nuove elezioni e a “riflettere sul proprio linguaggio”. Corbyn ha detto che il Regno Unito non è in guerra con l’Europa, ma che un’uscita senza accordo si tradurrebbe nella perdita di posti di lavoro e protezioni in campo sociale.
Dopo l’annuncio di ieri del primo ministro, i laburisti hanno pubblicato il testo della loro proposta che richiede al premier britannico di domandare all’Ue un rinvio della Brexit fino al 31 gennaio. Tra i firmatari anche qualche conservatore, tra cui Mr Gauke, Mr Hammond e l’ex ministro Alistair Burt.
Il voto di stasera: i due possibili scenari
Difficile prevedere l’esito del voto che si terrà questa sera in Parlamento. Tuttavia, con più di 15 conservatori dalla propria, i laburisti trasudano vittoria. Quello di Johnson “è un governo senza mandato, senza morali e, a oggi, senza maggioranza” ha detto Corbyn.
Qualora le sue parole si rivelassero profetiche e Johnson venisse sconfitto nel voto di stasera, il progetto di legge passerebbe alla Camera dei comuni mercoledì, e alla Camera dei lord giovedì.
Al contrario, se la proposta di Corbyn venisse respinta, Johnson andrebbe a Bruxelles il 17 ottobre con la minaccia di un’uscita senza accordo dall’Ue.
Il voto per estendere l’uscita del Regno Unito dall’Ue si terrà tra le 21 e le 22 di questa sera.