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    “Vi racconto la verità su Al Shabab e l’attentato a Mogadiscio”

    Credit: AFP PHOTO / Mohamed ABDIWAHAB

    Maryan Ismail, portavoce della comunità somala in Italia, parla dell'ultimo attentato avvenuto a Mogadiscio il 14 ottobre, che ha causato la morte di oltre 300 persone e 350 feriti

    Di Sara Ahmed
    Pubblicato il 17 Ott. 2017 alle 17:13 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 16:14

    Dopo l’attentato dello scorso 14 ottobre a Mogadiscio, che ha causato la morte di oltre 300 persone e 350 feriti, molti media hanno ricondotto l’attacco alle modalità tipiche dei miliziani di Al Shabab.

    Ma secondo Maryan Ismail, portavoce della comunità somala in Italia, questa volta l’attacco non è opera dell’organizzazione terroristica che in passato ha già colpito il suo paese.

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    “Al Shabab non ha subito rivendicato l’attentato come ha invece fatto per gli altri compiuti in passato”, ha detto a TPI Ismail, che è antropologa e presidente dell’Associazione Musulmani Laici. “Anche le procedure sono state diverse: si è scelta una posizione strategica, vicino al luogo dell’esplosione c’è il ministero degli Esteri e diverse ambasciate”.

    “Questa bomba è il simbolo della guerra tra la Turchia e l’Arabia Saudita”, sostiene la portavoce della comunità somala in Italia. “La Somalia è in balia degli interessi della Turchia e dell’Arabia Saudita. Anche il Qatar ha forti interessi nel paese”.

    Dopo che l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti hanno estromesso il Qatar dall’alleanza araba contro il terrorismo, la Somalia ha assunto una posizione neutrale decidendo di non schierarsi, diversamente da altri paesi.

    “La Somalia è un satellite della Turchia”, prosegue Maryan Ismail, “Erdogan ha il controllo del paese e si prende tutte le nostre risorse. La Somalia ha una posizione strategica. Galleggiamo nel petrolio, siamo circondati dai minerali e non siamo colpiti dalla crisi idrica che sta colpendo altri paesi come l’Egitto”.

    L’attentato è avvenuto tre giorni dopo l’incontro a Mogadiscio tra esponenti del Comando americano e il presidente somalo. Dopo l’incontro si sono dimessi dal governo il ministro della Difesa e il capo delle forze armate. 

    Il fratello di Maryan, Yusuf Mohamed Ismail, ambasciatore somalo dell’Onu a Ginevra, fu ucciso proprio dalle milizie di Al Shabab durante l’attentato al Maka Al Mukarama Hotel, il 27 marzo del 2015. 

    “Mio fratello era un politico e diplomatico somalo”, racconta la donna. “Dal 2007 si occupava di diritti umani in zone di conflitto. Stava preparando un piano nazionale per il recupero dei ragazzi che, dopo essere stati costretti ad arruolarsi con Al Shabab, abbandonavano l’organizzazione terroristica”.

    “Al Shabab costringe i bambini e i ragazzi ad arruolarsi. Dà soldi alle famiglie in cambio di bambini. Alcuni di loro riescono a scappare e provano a venire in Europa, altri si piegano alla volontà dei terroristi”, prosegue Ismail. 

    Secondo Maryan Ismail, molti paesi hanno interessi geopolitici in Somalia. Nel paese, ad esempio, sono state costruite diverse basi militari. Le ultime per opera del Bahrein e dalla Cina. Nel Somaliland – uno stato dell’Africa orientale non riconosciuto dalla comunità internazionale – è stata costruita una base militare del Bahrein. 

    “Al Shabab ha i suoi mandanti. Nell’organizzazione terroristica ci sono anche molti foreign fighters europei, francesi, pachistani e sauditi. C’è una forte ingerenza esterna. L’organizzazione viene finanziata da tutti i paesi che ‘investono’ sul terrore, come Turchia, Qatar, Iran e Arabia Saudita. Anche Hamas e Hezbollah sostengono economicamente Al Shabab”, sostiene Maryan.

    “Persino l’Eritrea sostiene Al Shabab per evitare che l’Etiopia riesca a ottenere uno sbocco sul mare”.

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