Almeno 51 persone sono rimaste uccise dopo che un ragazzino tra i 12 e i 14 anni si è fatto esplodere nei pressi della festa per un matrimonio a Gaziantep, nel sudest della Turchia, vicino al confine con la Siria.
L’attacco è avvenuto in un’area della città frequentata perlopiù da studenti universitari. Il bilancio delle oltre cinquanta vittime, tra cui diverse donne e bambini, potrebbe incrementare ulteriormente. I feriti sono oltre 90, di cui 17 molto gravi.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che aveva inizialmente accusato l’Isis di essere dietro l’attentato, si è recato sul luogo dell’esplosione e ha poi annunciato che l’attentatore è un ragazzo d’età compresa tra i 12 e i 14 anni.
L’attacco di oggi a Gaziantep conferma l’annata nera della Turchia, colpita poco più di un mese fa da un tentativo di colpo di stato ai danni del presidente Erdogan, e per il quale il governo ha più volte apertamente accusato l’imam Fethullah Gulen, auto-esiliatosi negli Stati Uniti dal 1990. Gulen ha tuttavia sempre negato alcun tipo di coinvolgimento.
La Turchia è membro della Nato e riveste un importante ruolo nella lotta all’Isis in Iraq e Siria, permettendo ai jet statunitensi di compiere raid aerei dalle proprie basi aeree. A luglio del 2015 Ankara ha iniziato a bombardare a sua volta l’Isis.
Gaziantep si trova vicino al confine siriano ed è una città nota per la presenza di alcune cellule dell’Isis. Pertanto, la Turchia deve fronteggiare l’infiltrazione di presunti combattenti del sedicente Stato islamico e anche un ingente flusso di migranti in arrivo dalla Siria.
Alla fine dello scorso giugno, tre presunti miliziani dell’Isis hanno causato la morte di 44 persone all’aeroporto di Istanbul. A ottobre, nel corso di una manifestazione in sostegno del popolo curdo ad Ankara, sono rimaste uccise oltre 100 persone.
Ma non solo Isis: un’ulteriore minaccia per la stabilità del paese arriva anche dal Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) nel nord dell’Iraq, considerata organizzazione terroristica da Turchia, Stati Uniti e Unione Europea.
Oltre 40mila persone sono morte nel conflitto interno da quando il Pkk ha dato vita alla sua insurrezione nel 1984 contro il governo di Ankara. Il governo turco, nell’estate del 2015, ha così ripreso i bombardamenti contro il Pkk nel nord dell’Iraq dopo che gli accordi per un periodo di pace erano venuti meno.
Il presidente turco Erdogan ha più volte ripetuto negli ultimi giorni che, per quel che gli riguarda, l’Isis non è in alcun modo differente dal gruppo separatista del Pkk così come dal gruppo guidato dall’imam Gulen — tutte quante considerate organizzazioni terroristiche.
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