Esiste un bar in Bolivia dove si può ordinare un rum e cola insieme a un grammo di cocaina.
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Il Route 36 è l’unico bar al mondo in cui la cocaina viene servita apertamente al banco, attirando ogni notte una gran numero di turisti.
La Bolivia è il terzo produttore al mondo di foglie di coca, la pianta medicinale masticabile da cui viene ricavata la “polvere bianca”.
La coca, coltivata nella regione intorno alla capitale La Paz, viene usata come medicina naturale per aiutare gli abitanti indigeni a superare sintomi come il mal di montagna, la stanchezza e la fame.
Il suo consumo è una parte fondamentale della cultura andina, tanto che la coltivazione della coca è stata formalmente dichiarata legale negli anni Ottanta.
Ogni anno in Bolivia vengono raccolti circa 20mila ettari di foglie, ufficialmente per il consumo tradizionale, cioè la masticazione.
In realtà, si stima che siano necessari solo 12mila ettari per soddisfare l’uso “domestico”, con la rimanenza che finisce nelle mani dei narcotrafficanti che raffinano il prodotto e lo spediscono nei paesi vicini con enormi profitti.
Nonostante la cocaina sia formalmente illegale in Bolivia, è facilmente reperibile a prezzi incredibilmente bassi con un alto livello di purezza.
Molti viaggiatori zaino in spalla provenienti da tutto il mondo sono attratti dall’opportunità di assaggiare il prodotto locale, ma acquistare cocaina dagli spacciatori per strada è spesso troppo rischioso.
Gli ideatori del Route 36 hanno fiutato l’affare e hanno deciso di aprire il bar illegale, che si rivolge esclusivamente a clienti stranieri.
Ai boliviani è vietato l’accesso per scoraggiare l’intervento dei giornalisti e dei poliziotti sotto copertura.
All’interno del locale non è consentito tenere il cellulare in vista per evitare che possano essere scattate delle foto.
Chiaramente la polizia è perfettamente al corrente dell’esistenza del Route 36, ma con qualche bustarella ogni mese è facile farle spostare l’attenzione su altri obiettivi.
Per stare più tranquilli, i proprietari del bar cambiano luogo ogni paio di settimane.
Trovare il Route 36 può non essere semplice perché solo alcuni tassisti sanno davvero dove si sposta ogni volta.
Chi ci è andato racconta di essere entrato attraverso una porta di ferro e di essere stato guidato su una tromba di scale pericolanti, alla fine della quale si paga la tariffa di ingresso che ammonta a circa 3 dollari e mezzo.
Una volta fatto il proprio ingresso nel locale ci si ritrova in una sala scarsamente illuminata, dove turisti da ogni parte del mondo sono seduti su divani e poltrone logore, intenti a tirare la cocaina a turno su tavoli di legno.
In fondo allo stanzone c’è una donna di mezza età, che sostiene di essere la proprietaria, seduta dietro un bancone mentre prepara cocktail scadenti e distribuisce bustine bianche insieme a custodie di Cd e cannucce di plastica.
C’è anche un Dj che suona musica dubstep sotto le luci di una palla da discoteca che illumina una pista da ballo vuota.
Non esattamente un ritrovo esclusivo ma, considerando le ragioni che spingono i clienti a frequentare il Route 36 e il fatto di doversi continuamente spostare, appare comprensibile.
I turisti qui possono concedersi copiose quantità di cocaina a prezzi che non possono nemmeno sognare una volta tornati a casa a casa.
Un grammo polvere di qualità altissima costa infatti intorno ai 21 dollari al grammo.
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