Due giornalisti della Reuters, arrestati a settembre con l’accusa di aver violato la legge sul segreto di Stato, sono stati condannati a 7 anni di carcere ciascuno in un processo che ha suscitato l’indignazione globale ed è stato ritenuto un attacco alla libertà di stampa.
Wa Lone, 32 anni, e Kyaw Soe Oo, 28enne, entrambi cittadini del Myanmar, lavoravano a un’inchiesta per denunciare l’uccisione extragiudiziale per mano dell’esercito di dieci musulmani Rohingya in un villaggio del Rachide, stato occidentale del paese, nel settembre scorso.
I due giornalisti, detenuti nella prigione Insein di Yangon, hanno sempre respinto le accuse sostenendo di essere stati invitati a cena dalla polizia che ha consegnato loro il materiale riservato e di essere stati arrestati mentre lasciavano il ristorante con quel materiale.
Il giudice Ye Lwin non ha però preso in considerazione la loro difesa. “Ci sono prove evidenti che la coppia ha voluto mettere a rischio la sicurezza dello Stato”, ha dichiarato mentre pronunciava la sentenza di condanna. I due reporter sono stati ritenuti colpevoli di aver violato la legge sui Secrets Act, reato punibile con una detenzione fino a 14 anni di carcere,
“Siamo stati molto delusi dal verdetto”, ha detto alla Reuters l’ambasciatore britannico in Myanmar.
L’ambasciatore statunitense Scot Marciel ha condiviso la critica verso la decisione della corte, affermando che la decisione della corte è “preoccupante per tutti coloro che nel paese lottano per difendere la libertà dei media”.
Sabato scorso un centinaio di giornalisti avevano marciato a Yangon a sostegno dei loro colleghi per chiederne l’immediato rilascio. L’Onu, dopo la condanna, ha chiesto la scarcerazione dei due reporter.
Gli investigatori delle Nazioni Unite per i diritti umani hanno detto che gli alti ufficiali militari del Myanmar dovrebbero essere accusati di genocidio per le violenze perpetrate durante la repressione.
Da quando è iniziata l’epurazione dei Rohingya, l’arresto di Wa Lone e Kyaw Soe Oo non è il solo caso di limitazione della libertà di stampa nel paese.
“La loro detenzione arriva dopo l’arresto di giornalisti in diverse parti della Birmania, sottoposti a crescenti pressioni per aver criticato il governo e l’esercito», aveva affermato Richard Weir, ricercatore di Human Rights Watch.
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