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    Esclusivo TPI – Così le Big Tech uccidono il mercato

    Credit: REUTERS/Henry Nicholls

    Pratiche sleali, pressioni e ricatti. Le associazioni Ue del cloud a TPI: "I padroni del web utilizzano il proprio potere per dettare le regole a tutti gli altri, ma impediscono una sana competizione e i consumatori pagano di più"

    Di Luca Serafini
    Pubblicato il 13 Dic. 2021 alle 07:00

    Le Big Tech stanno schiacciando i competitor nel cloud computing, sfruttando le loro posizioni di monopolio. E l’Unione Europea, chiamata a creare un mercato realmente competitivo in questo settore strategico, al momento non sta facendo abbastanza per fermare i colossi del web. L’allarme che TPI aveva lanciato nelle scorse settimane sul Digital Markets Act (Dma), la legge Ue che dovrebbe regolamentare la concorrenza sui mercati digitali e che invece è ancora troppo morbida con le grandi compagnie, ora risuona in tutta Europa. “Alcuni software provider utilizzano le loro licenze per esercitare un controllo sleale sulla scelta delle infrastrutture cloud: uno stesso prodotto, ad esempio, se adottato su infrastrutture di altre aziende, ha un costo maggiore per i clienti. L’aumento dei prezzi rende queste aziende meno competitive, tagliandole così fuori dal mercato”. A parlare a TPI è Alban Schmutz, presidente del Cispe, associazione di categoria dei cloud service provider europei.

    Abbiamo raccolto le testimonianze di associazioni del settore cloud di diversi paesi europei, dalla Germania all’Olanda, che ci hanno raccontato le pratiche sleali delle Big Tech e i loro effetti devastanti per la concorrenza nel mercato digitale: “Le grandi compagnie stanno sfruttando le loro posizioni di monopolio per ottenere il controllo dell’infrastruttura cloud, a spese degli operatori indipendenti – spiega a The Post Internazionale Simon Besteman, presidente della Dutch Cloud Community nei Paesi Bassi – Ciò avviene in molti modi: le licenze sono progettate per costare di più se gestite su una piattaforma terza, punendo così i clienti che lavorano con un provider indipendente. Inoltre alcune licenze, acquistate e debitamente pagate per operare sulla propria piattaforma, improvvisamente risultano non più valide. Un’altra pratica scorretta è la modifica dei termini di licenza dopo l’accordo. I colossi del settore possono decidere improvvisamente, ad esempio, di aumentare i prezzi, senza alcuna possibilità per i clienti di fare appello o di difendersi”…
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