Bielorussia, proteste contro Lukashenko: cosa succede ogni domenica | VIDEO
Esclusivo TPI, dal nostro inviato a Minsk, Bielorussia – Ogni maledetta domenica le strade principali di Minsk vengono invase da una fiumana di persone che le fa letteralmente straripare. Più di 200mila bielorussi formano un corteo colorato di bandiere bianco-rosse. I colori tradizionali della Bielorussia. Dal mese di agosto ad oggi – ininterrottamente per oltre tre mesi – la popolazione si dà appuntamento nel centro della città, paralizzandola, per protestare contro il presidente Aleksandr Lukashenko, in carica da 26 anni, colpevole secondo i manifestanti di aver sistematicamente truccato le elezioni politiche, oltre a negare i più fondamentali diritti umani e perseguitare i suoi oppositori.
Ma perché tutto ciò avviene solo di domenica? L’economia familiare bielorussa è estremamente debole (oltre ad essere piegata da una micidiale crisi economica), così decine di migliaia di famiglie non possono permettersi d’incrociare le braccia durante i giorni feriali e scendere in piazza ogni giorno. Stesso dicasi per la maggior parte degli studenti coinvolti nelle proteste, i quali temono di perdere per sempre il diritto allo studio. Del resto è anche a causa di questi motivi che lo sciopero nazionale proposto della leader dell’opposizione Svetlana Tikhanovskaya, in esilio a Vilnius, in Lituania, ha riscontrato un debole successo con solo il 50 per cento delle fabbriche che hanno risposto positivamente al suo appello.
Ecco insomma perché le strade di Minsk (compresa quella alle mie spalle dove la polizia ha sparato) dal lunedì al sabato appaiono regolarmente trafficate come se nulla fosse. Per disperdere la folla dopo le sette di sera, come vedrete in queste immagini, la polizia ha utilizzato granate assordanti e proiettili di plastica nel quartiere centrale di Nemiga (nel filmato, alle mie spalle, si nota anche una casa dove chi ha potuto si è rifugiato dalle raffiche della polizia).
Queste armi vengo utilizzate ad altezza d’uomo provocando gravi lesioni tra i manifestanti e lasciando sul campo ogni domenica decine di feriti. Come se non bastasse le forze speciali della polizia (OMON), nelle notti della domenica e nei giorni successivi alle proteste di piazza, rastrellano i manifestanti, i quali vengono fotografati dai servizi segreti, nelle loro case private e negli atenei universitari strappandoli dalle loro famiglie e incarcerandoli, e talvolta torturandoli.
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