“La vera rivoluzione in Bielorussia è che ci siano donne comuni che fanno squadra dal basso, molto di più degli uomini, in nome della democrazia e della libertà”. L’ex presidente della Camera Laura Boldrini e la deputata Pd Lia Quartapelle hanno incontrato Svetlana Tikhanovskaya, leader delle proteste contro il regime di Lukashenko in esilio volontario in Lituania. Le abbiamo intervistate per capire cosa sta succedendo in Bielorussia dopo le elezioni vinte da Lukashenko per la sesta volta dal 1994 e come nasce il movimento d’opposizione pacifica guidato dalle “donne in bianco”.
Chi è veramente Svetlana Tikhanovskaya, candidata dell’opposizione bielorussa che ha sfidato Lukashenko alle recenti elezioni presidenziali?
Una donna interessante e consapevole di tutte le problematiche che affliggono il suo Paese, ma determinata ad andare avanti. È un volto credibile e rappresenta tutti: ha quasi 38 anni, 2 figli, faceva la casalinga.
Perché si trova a Vilnius, in Lituania, in questo momento?
Svetlana Tikhanovskaya ha deciso di rifugiarsi qui di sua spontanea volontà perché non si sente più al sicuro in Bielorussia. Durante l’incontro presso l’ambasciata italiana non abbiamo parlato di lei ma della Bielorussia e del futuro del Paese.
Le manifestazioni pacifiche vengono represse con estrema violenza. Cosa sta succedendo esattamente in Bielorussia?
Svetlana è molto preoccupata: 70 persone sono sparite nel nulla, tanti oppositori sono in carcere.
Cosa può fare l’Europa contro questa violazione dei diritti umani?
Non ci devono essere interferenze di alcun genere, ma al momento è importante avere sostegno di altri paesi. Noi chiederemo al presidente della Commissione Esteri di valutare e di sollecitare altre commissioni esteri di paesi membri. Al ritorno faremo un incontro con la società civile, Amnesty International e altre associazioni che si occupano dei diritti delle donne.
Per la prima volta in 27 anni il governo di Lukashenko sembra tremare però. È così?
Svetlana Tikhanovskaya, in seguito all’arresto di suo marito, ha deciso di coalizzarsi con l’opposizione, ovvero con Veronica Tsepkalo, moglie di Tsepkalo rimasta in patria, e Maria Kolesnikova, direttrice della campagna presidenziale di Viktar Babaryka. Queste tre donne stanno mettendo in discussione un dittatore fascista e maschilista che le valuta esseri inferiori, mentre invece i cittadini oggi le considerano credibili. Al momento Svetlana non vuole partire per un tour ma da qui è in contatto con le altre due, una delle quali è in Polonia (Veronica) e l’altra in Bielorussia (Maria), insieme al consiglio di opposizione in loco.
Come si è diffuso questo movimento d’opposizione al femminile?
Grazie ai social e Telegram, complici anche le elezioni. Ma la cosa che più ha influito nel far montare le proteste, andando oltre i classici brogli, è il fatto che ci fossero donne comuni, trovate a fare una cosa più grande di loro, connesse con i cittadini e che hanno fatto squadra molto di più degli uomini, che si sono presentati divisi.
Quindi è la rivoluzione delle donne comuni unite contro il regime?
Sì, il fatto che una casalinga come lei si candida come presidente ha saldato la lotta al dittatore, così anche le donne hanno fatto la differenza e sono scese in piazza. Questa è la rivoluzione delle donne dal basso. Vogliono dire no al regime e all’abuso e ora chiedono nuove elezioni.
Ma qual è la differenza con la rivoluzione arancione in Ucraina?
La rivoluzione in Bielorussia è completamente al femminile e totalmente nazionale. Non ci sono ingerenze, non è pro Russia o pro Europa, i manifestanti dicono di essere solo pro Bielorussia. Una Bielorussia che sta pagando 30 anni dopo il conto della dissoluzione della Unione sovietica.
Perché questa visita in Lituania è importante? Qual è l’obiettivo?
La nostra visita vuole essere a sostegno di una leadership composta da donne in un Paese il cui presidente considera la politica un affare per uomini. Inoltre riteniamo che iniziative congiunte con altri parlamenti potrebbero essere utili e per questo se il vice presidente del parlamento lituano, incontrato in serata, organizzerà una delegazione a Minsk ci farà sapere per valutare anche una eventuale presenza italiana.
Abbandoneremo le 3 donne bielorusse così come abbiamo lasciato al suo destino Joshua Wong?
A parte che non lo abbiamo abbandonato, anzi, ma in Bielorussia ci sarà una comunione di intenti. Noi abbiamo ricordato a Svetlana Tikhanovskaya l’invito per fare una audizione – sia pure a distanza – con la nostra commissione Esteri che per noi si inserisce nel quadro di una risoluzione che voteremo, e sarebbe molto importante avere la sua testimonianza.
***Ha collaborato alla realizzazione dell’intervista Veronica Di Benedetto Montaccini
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