Come previsto da mesi, la Banca centrale europea ha annunciato che con la fine del 2018 terminerà anche il Quantitative Easing (QE), il programma di acquisto dei titoli di titoli di stato avviato nel 2015 per stimolare l’economia in crisi.
La decisione, che era stata anticipata il 14 giugno 2018, è stata confermata ufficialmente giovedì 13 dicembre in occasione della riunione del consiglio direttivo della banca.
A partire da ottobre la Bce aveva ridotto il programma di acquisto a 15 miliardi di euro al mese, rispetto ai precedenti 30 miliardi. A partire da gennaio il Quantitative Easing sarà azzerato.
I tassi di riferimento, invece, resteranno agli attuali livelli almeno fino all’estate 2019 e in ogni caso “finché sarà necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento nel medio termine”, spiega la nota diffusa dall’istituto centrale alla fine della riunione.
Il tasso di rifinanziamento pronti contro termine, resta a quota zero, mentre il tasso sui depositi, cioè quello che le banche pagano per depositare i loro fondi a Francoforte, rimane negativo a -0,40 per cento. Invariato anche il tasso marginale a +0,25 per cento.
Lo scopo del Quantitative Easing è quello di contrastare l’inflazione eccessivamente bassa provocata principalmente dal calo dei consumi.
Per sostenere l’inflazione la Bce negli ultimi tre anni ha immesso moneta nel mercato attraverso l’acquisto dei titoli di stato dei paesi dell’eurozona.
La decisione di interrompere il programma di acquisto era attesa da diversi mesi, anche se non era chiaro con quali modalità e tempistiche.
Il direttorio ha spiegato di aver optato per la fine del QE dopo “un’attenta revisione dei progressi verso un aggiustamento sostenuto nel percorso dell’inflazione, tenendo anche conto delle ultime proiezioni macroeconomiche dello staff dell’Eurosistema, delle misure di pressione dei prezzi e dei salari e delle incertezze che circondano le prospettive di inflazione”.
“Il Consiglio direttivo ha concluso dopo un’attenta revisione che i progressi verso un aggiustamento sostenuto dell’inflazione sono stati finora sostanziali”, ha dichiarato il presidente della Bce, Mario Draghi.
“Le incertezze legate a fattori globali, inclusa la minaccia di un maggiore protezionismo, sono diventate più importanti. Il rischio di un persistente aumento della volatilità del mercato finanziario richiede un attento monitoraggio” ha aggiunto Draghi riferendosi alla politica commerciale degli Stati Uniti.
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