Una ragazza è stata cosparsa di cherosene e lasciata bruciare viva dai suoi compagni di scuola in Bangladesh: Nusrat Jahan Rafi è inizialmente sopravvissuta all’aggressione, ma è morta due settimane dopo in ospedale.
Aveva l’80 per cento del corpo completamente ustionato.
La studentessa aveva denunciato il preside della scuola per molestie sessuali, rompendo quel muro di silenzio che di solito vige nel paese asiatico e che porta la vittime a non denunciare il proprio aggressore.
Nusrat, 19 anni, proveniva da una piccola città a 160 chilometri a sud della capitale Dhaka e studiava in una madrasa: proprio nella scuola coranica era stata molestata dal preside, che dopo averla chiamata nel suo ufficio l’aveva più volte toccata in modo inappropriato.
La ragazza era scappata via e aveva anche avuto il coraggio di recarsi il giorno dopo dalla polizia per denunciare quanto accaduto, sostenuta anche dalla sua famiglia.
La reazione degli agenti però non è stata quella sperata: anziché aiutare la ragazza, hanno cercato di sminuire quanto accaduto e uno di loro ha ripreso con il proprio cellulare le dichiarazioni della giovane, ordinandole di non coprirsi il viso con le mani.
Il filmato è stato poi pubblicato sui social.
Alcuni giorni dopo la denuncia, la polizia ha arrestato il preside ma anche in questo caso la reazioni scatenata dal fermo non è stata quella che ci si aspettava. Anziché condannare il comportamento dell’uomo, un gruppo di studenti e professori si è radunato sotto la casa del preside per chiederne la scarcerazione.
Ma non è finita qui. Quando Nusrat Jahan Rafi è ritornata nella scuola per sostenere gli esami una studentessa l’ha portata sul tetto della scuola, dicendole che uno dei suoi amici era stato picchiato.
Ad attenderla però c’erano quattro o cinque persone con indosso un burqa: hanno circondato la ragazza per persuaderla con la forza a ritirare le accuse contro il preside. Quando lei si è rifiutata, le hanno dato fuoco.
La ragazza è riuscita a scappare mentre le fiamme iniziavano a divorare i suoi vestiti e grazie ai soccorsi è riuscita a sopravvivere. Temendo di morire poco dopo a causa delle ferite – come poi è stato – ha registrato un video in cui raccontava quanto le era successo.
Il caso ha scatenato grande clamore in Bangladesh e ha acceso nuovamente i riflettori sulla scarsa protezione offerta a chi denuncia casi di aggressione o violenza sessuale nel paese.