La Corte suprema russa ha confermato la sentenza con cui aveva bollato come estremista l’organizzazione religiosa dei Testimoni di Geova e l’aveva dichiarata fuorilegge.
Nell’aprile 2017, la stessa corte aveva accolto una richiesta del ministero della Giustizia russo e aveva vietato all’organizzazione religiosa ogni attività in Russia, ordinandone il sequestro dei beni a favore dello Stato.
Così, 175mila persone rischiano l’arresto e condanne fino a 10 anni, se sorpresi a professare la propria fede o fare proselitismo.
Nel paese erede dell’Urss i seguaci di Geova sono presenti fin dall’epoca zarista. Da Lenin a Stalin sono stati perseguitati insieme ad altre fedi definite anti-sovietiche.
Oggi la fede anti-trinitaria nata negli Stati Uniti nel 1870 è vittima della controversa legge federale russa sull’estremismo religioso, di fatto equiparandola a movimenti come Isis o al-Qaeda.
“La libertà di religione in Russia è finita. È una situazione molto triste per il nostro paese”, ha dichiarato Yaroslav Sivulskiy, il portavoce dell’organizzazione religiosa in Russia.
La decisione non ha fatto scandalo nel paese, secondo un sondaggio del centro demoscopico Levada infatti, il 79 per cento dei russi è a favore del divieto imposto ai testimoni di Geova.
Sivulskiy ha confermato che i Testimoni di Geova si rivolgeranno ora alla Corte europea dei diritti dell’uomo. I giudici di Strasburgo già nel 2010 bocciarono la decisione di una corte penale di Mosca di vietare le attività dell’organizzazione religiosa nella capitale russa.
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