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    Il bambino dello Sri Lanka che non può andare a scuola perché accusato di avere l’AIDS

    In una scuola dello Sri Lanka è rimasto soltanto un alunno: un bambino di sei anni accusato falsamente di aver contratto il virus HIV

    Di Sabika Shah Povia
    Pubblicato il 2 Mar. 2016 alle 15:11 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 16:13

    Lunedì mattina, quando Chandani De Soysa ha accompagnato il figlio di sei anni a scuola, ha trovato la Sambodi Primary School deserta. Nessuno degli altri 179 bambini si era presentato per le lezioni.

    “Perché i miei amici stanno andando via per colpa mia? Perché c’è la polizia?”

    Le domande innocenti del bambino hanno commosso la sua insegnante. Come spiegargli che i genitori dei suoi compagni hanno paura che lui possa trasmettergli il virus HIV?

    È successo in una scuola nella città di Kurunegala, nel nordovest dello Sri Lanka, un paese in cui il virus interessa soltanto lo 0,1 per cento della popolazione.

    Nonostante Chandani avesse presentato sia il suo certificato medico che quello del bambino a dimostrazione del fatto che nessuno dei due fosse sieropositivo, lui faticava a trovare una scuola che lo accettasse e lei continuava a non riuscire a trovare lavoro.

    L’emarginazione della coppia è iniziata dopo la morte del marito di Chandani. La causa del decesso fu ingiustamente attribuita all’AIDS. Tutti cominciarono ad evitarli e a non volersi ritrovare nel loro stesso luogo per paura di essere contagiati. Nella loro mente era ovvio che l’uomo avesse trasmesso la propria malattia anche alla famiglia.

    Essendo l’AIDS così poco diffuso nel paese, vi è molta disinformazione a riguardo. Non sono in tanti a conoscere i reali pericoli di questa malattia e le reali circostanze in cui può essere contratta.

    Secondo una ricerca condotta dalla Banca Mondiale, la stigmatizzazione e la discriminazione contro i portatori dell’HIV scoraggia la popolazione dal cercare consulenza, effettuare test e seguire eventuali trattamenti.

    Il figlio di Chandani è stato ammesso alla Sambodi Primary School solo dopo un intervento delle autorità che hanno ordinato al preside della scuola di procedere con l’iscrizione.

    Per un attimo, entrambi hanno creduto di esser riusciti a lasciarsi alle spalle il passato difficile. Il bambino non ha avuto difficoltà a fare amicizia con i compagni di classe, che hanno giocato con lui, inconsapevoli dei pregiudizi dei loro genitori.

    Purtroppo però, non è finita lì. I genitori degli altri bambini iscritti all’istituto hanno prima cercato di intimare a Chandani di rimuovere il figlio, poi hanno minacciato la scuola sostenendo che avrebbero iscritto i loro figli altrove.

    Diversi genitori stanno tuttora protestando di fronte all’istituto nella speranza che Chandani e suo figlio vengano cacciati.

    La scuola ha temporaneamente sospeso le lezioni ma non ha intenzione di cedere, specie ora che il caso di Chandani è diventato un caso internazionale.

    “I genitori non vogliono che i loro figli frequentino la stessa scuola di questo bambino di sei anni,” ha detto il direttore scolastico regionale Saman Wijesekera all’agenzia Afp. “Stiamo pensando di risolvere la questione con un corso di formazione per i genitori, volto a sensibilizzarli riguardo all’HIV e i suoi pericoli”.

    Nonostante il governo cingalese abbia lanciato un programma di sensibilizzazione su HIV e AIDS a livello nazionale nel 1992, la comprensione della malattia e di come si diffonde resta molto bassa, il che porta a frequenti casi di emarginazione dei malati e delle loro famiglie.

    Ridurre lo stigma associato all’HIV e all’AIDS in Sri Lanka sarà possibile solo attraverso un maggiore coinvolgimento delle organizzazioni della società civile.

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