“L’ultima immagine che ricordo è mia sorella che muore dissanguata davanti ai miei occhi”. Inizia così il tragico racconto di Sean Smith, che trent’anni fa, all’età di dieci anni, ha trovato la pistola di suo padre e, credendo si trattasse di un giocattolo, l’ha puntata contro la sua sorellina ferendola a morte.
Originario di Fort Lauderdale, Florida, Sean racconta la sua storia a BBC News. “Qualche giorno prima, nel nostro quartiere c’era stata una rapina e mio padre aveva tirato fuori la sua pistola e le aveva tolto la sicura”.
Pochi minuti prima della tragedia, Sean si trovava nel salone e stava cercando dei videogiochi. “Ho aperto il cassetto della scrivania di mio padre, non ho trovato i videogiochi ma una pistola”. Troppo piccolo per comprendere il rischio che stava correndo, Sean ha preso la pistola e ha iniziato ad armeggiarci come fanno i bambini con le armi di plastica.
“A quel punto, la mia sorellina è entrata nella stanza. Per gioco, le ho puntato la pistola e ho sparato. Lei è crollata a terra ed è morta davanti a me”. A nulla è servito il repentino intervento della madre di Sean, che ha immediatamente chiamato i soccorsi.
Sean ha raccontato di essere rimasto profondamente segnato da quell’episodio, così come tutta la sua famiglia. Ostracizzato dagli altri bambini a scuola, costretto a rispondere a domande come “La volevi uccidere davvero?”, Sean è diventato un adolescente autodistruttivo.
“Credo che la mia vita abbia cominciato a riprendere senso quando ho saputo che sarei diventato padre”, confida. “All’improvviso ho sentito che dovevo essere responsabile per me, ma anche per un’altra persona”.
Oggi Sean ha quarant’anni e fa i conti ogni giorno con le conseguenze della sua azione involontaria.
Secondo il sito della BBC, nello stesso mese in cui si è verificata la tragedia di Sean Smith, in Florida altri due bambini sono morti e altri due sono rimasti feriti in circostanze simili.
Attualmente, circa 4.6 milioni di bambini americani vivono con una pistola carica e senza sicura in casa.
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